Oggi, venerdì 20, giornata dedicata a otto dei sentimenti più comuni. Un giorno incentrato sulle emozioni, stati d’animo che quotidianamente impregnano la nostra vita. In particolare nello spazio ITASincontra, è stata la scrittrice Paola Mastrocola a raccontare come si declina l’inquietudine.
INQUIETUDINE [in-quie-tù-di-ne] s.f. Sec XIV Stato proprio dell’animo che non trova pace, stato o motivo di insistente, ansioso turbamento; essere preso da i. SIN: agitazione, ansia
L’incontro si è aperto con Paola Mastrocola e la sua personale analisi di questo sentimento. La montagna è sinonimo di quiete e staticità, il mare invece è inquieto per definizione perchè all’inquietudine è strettamente legato il movimento. L’uomo, nonostante si sia reso conto di ciò, invece di star quieto contemplando lo spettacolo che la vita gli prospetta, tende al continuo movimento, è perennemente alla ricerca di un qualcosa. Anche gli alberi, apparentemente statici, quando sono mossi dal vento appaiono inquieti; l’aria sinonimo di spostamento e cambiamento li percuote e li distoglie dalla tranquillità. La Mastrocola, analizzando la società moderna, è stata capace di analizzare tutti i vari modi ed occasioni per essere inquieti:
– L’ansia che riguarda il futuro, per intenderci il tipico spauracchio da compito in classe. In questo caso l’inquieto si prefigura un futuro cupo, rendendosi impossibile godere il presente.
-L’amore è una delle forme d’inquietudine maggiori, che in questo caso prende il nome di trepidazione, emozione. Lo stato di inquietudine che ci pervade quando lui/lei non chiamano, quando si è assaliti dal dubbio del tradimento, del “non mi ama abbastanza”. Per gli antichi l’amore non era solo trepidazione era vero e proprio dolore, anche fisico: era un fuoco dentro il petto, era causa di svenimenti, mancanza di sonno. Un’inquietudine è insita nell’animo dell’innamorato di ogni tempo.
–Il turbamento di chi è qui ma vorrebbe essere lì. Una sorta di inquietudine geografica presente addirittura in Orazio e poi in Petrarca oltre che nell’animo di molti. Il binomio indissolubile città-campagna che vede la classica contrapposizione tra vita attiva sociale e vita contemplativa e quieta. Questa inquietudine nasce dal non sapere mai se è giusto stare dove si è in quel momento, perchè il possibile è sempre aperto davanti alle menti inquiete.
-E ancora ci sono gli insofferenti, gli eterni insoddisfatti che poi diventano ribelli, quelli a cui non piace mai nulla e vogliono di cambiare l’ordine delle cose. Questa inquietudine è spesso sociale e politica, insita spesso nei giovani: la voglia di stravolgere il mondo e le sue regole; e, grazie a quest’irrequietudine, quanto mondo possiamo cambiare!
-Gli scontenti di se stessi, questa particolare sfumatura del nostro sentimento ha sopratutto come protagonisti gli adolescenti, i più terribili critici di se stessi. L’adolescenza spesso porta con sé il sentirsi sempre a disagio, fuori luogo, diversi.. che poi diversi da chi? Meglio dire conformi, ma il conformista è quieto, piatto, non ha bisogno di pensare perchè la massa lo fa già per lui. Invece il “Displicere sibi” di Seneca spesso porta a un tentativo di automigliorarsi.
-L’inquietudine generata dal cambiamento. Ci sono persone che vorrebbero evadere dalle proprie vite, distruggerle per ricominciare da capo, e poi c’è chi lo fa, ovvero gli incostanti infedeli quelli che ciclicamente cambiano casa, famiglia, amante e amici.
-L’inquieto avventuroso, sullo stampo di Ulisse, quello che vuole sempre partire, assetato di novità e conoscenza.
Il parere di Paolo Mastrocola è cha la gioventù sia sinonimo d’inquietudine, poiché è proprio in questa fase delle nostre vite che iniziamo a scoprire noi stessi. L’inquietudine è un perenne stato di scoperta. Non è un problema d’identità, tanto meno di definizione ma c’è il bisogno di preoccuparsi di cosa si vuole fare e di come si vuole vivere.
A questo punto dell’incontro l’autrice introduce il suo ultimo libro “Non so niente di te”, quasi come a offrire uno spunto di riflessione per tutti i presenti. Fil, un ragazzo nato da una famiglia agiata con una strada davanti a se seminata di porte aperte. Viene instradato ad una grande carriera di studi, facoltà di Economia alla Bocconi con successivo dottorato a Stanford. Una di quelle carriere incredibili che in molti desidererebbero, già in molti, ma non Fil. Fil riesce a dire no alle convenzioni, alle aspettative sociali e familiari, riesce ad accorgersi che la vita che i suoi gli avevano preconfezionato sin da bambino, se pur comoda, non è la sua. L’inquieto e coraggioso Fil in virtù dei suoi pensieri, dei suoi silenzi, dei suoi gesti e delle sue scelte ci apre al sogno di una vita diversa.
Quest’episodio della Mappa dei sentimenti si conclude con una materna Mastrocola che suggerisce a noi, voi che vivete questo sentimento: chi è inquieto deve porsi la quietudine come fine e sperare di non raggiungerlo mai.
Concludiamo con un passo di Montale :
“La tua irrequietudine
mi fa pensare
agli uccelli di passo
che urtano ai fari
nelle sere tempestose:
è una tempesta anche
la tua dolcezza,
turbina e non appare,
e i suoi riposi sono anche più rari.
Non so come stremata tu resisti
in questo lago
d’indifferenza ch’è il
tuo cuore; forse
ti salva un amuleto che tu tieni
vicino alla matita delle labbra,
al piumino, alla lima:
un topo bianco,
d’avorio; e così esisti!”
Con l’augurio a tutti gli irrequieti di trovare il proprio topino bianco senza perdere la propria anima in movimento.
Arianna Rizzi
Ilaria Pirchio
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