All’incontro “Un’ora con… Darwin Pastorin” viene presentato il suo nuovo libro “Adesso abbracciami Brasile”, in cui Pastorin racconta il suo amore nei confronti di questo Paese.
E’ una presentazione che porta a riflettere sulla vita, talvolta tormentata, del giornalista sportivo che è definito da Bruno Quaranta come una sorta di “confessore laico” dei calciatori che ha frequentato e di cui ha conquistato l’amicizia.
Darwin Pastorin, decide di pubblicare il suo libro sapendo bene come vanno le cose nel mondo in questo periodo ed, inoltre, dedicandosi ad un tema che alla vigilia dei Mondiali di calcio si intona perfettamente all’evento.
La sua vita si intreccia tra due Paesi: Italia e Brasile. Nasce a San Paolo poiché la sua famiglia, ormai da generazioni, andava alla ricerca di oro in queste terre lontane. Lui stesso, infatti, ricorda la sua vita da pronipote, nipote e figlio di migranti veneti e trae da questo anche una fonte di riflessione riguardo alla situazione di coloro che arrivano in Italia alla ricerca di salvezza, paragonandolo al periodo in cui i suoi famigliari emigrarono in Brasile. A riguardo, sottolinea più volte come gli uomini debbano essere considerati come tali e come quelle cicatrici, le quali hanno segnato profondamente anche i suoi parenti che nonostante tutto ebbero la fortuna di incontrare persone accoglienti in un territorio straniero, debbano servire allo sviluppo della società futura.
Parlando della sua vita a Torino, racconta come abbia vissuto benissimo in questa città che non reputa molto differente rispetto a San Paolo.
Per quanto riguarda la stesura del libro, ciò che caratterizza maggiormente Pastorin è la fedeltà assoluta nei confronti del suo lessico familiare che compone, scompone e ricompone continuamente, riuscendo a raccontare vicende che, pur appartenendogli profondamente, sono descritte in modo oggettivo.
Parla inoltre di come abbia messo insieme i ricordi di tutte le storie, senza mai volerle approfondire. Racconta del viaggio in cui, dopo ventidue anni, ritornò in Brasile ed ebbe l’occasione di rivedere la casa nella quale aveva vissuto con sua madre Leda e suo padre Elio durante la sua prima infanzia, ma anche di portare i fiori sulla tomba dei parenti già persi precedentemente. Un viaggio emozionante che suscitò in Pastorin molte riflessioni ed in cui riaffiorarono molti ricordi dei momenti passati tra le strade a giocare con bambini che come lui provenivano da diversi Paesi.
Federica Brutti e Giulia Amerio
Redazione Alfieri
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