Domenico Quirico, giornalista del quotidiano La Stampa, è scomparso 20 giorni fa in Siria. Non appena ho sentito la notizia, mi è ritornato in mente l’incontro che ho avuto con lui circa un anno fa nella sede del giornale torinese.
Avevo preso parte, con alcuni miei compagni, a un progetto che aveva come obiettivo l’introdurre i giovani al giornalismo.
Quando ci dissero che avremmo incontrato un corrispondente di guerra, tutti avevamo immaginato un personaggio alto, muscoloso, sul modello di Rambo per intenderci.
Immaginate la nostra sorpresa nel vedere un uomo magro, simile a tanti, e con il viso segnato dalle guerre vissute.
Ma quel volto scavato celava, dietro un’apparente fragilità, una grande forza interiore e un amore incondizionato per il proprio lavoro.
Ci parlò di quando, per descrivere meglio la traversata dei profughi verso l’Italia, lui stesso prese parte al “viaggio della speranza”.
Ricordo ancora come concluse il discorso, raccontando il naufragio del barcone: “Era come se non fossi lì. Io non ero naufragato nel Mediterraneo, ero solo un osservatore.”
Poi, incalzato dalle nostre domande, rinvangò con grande tristezza i momenti del sequestro lampo sotto il regime di Gheddafi.
Non amava parlarne, si percepiva, ma anche in quell’occasione la vocazione di giornalista fu più forte: dodici ragazzi pendevano letteralmente dalle sue labbra e lui sentì il dovere di informarli su quanto era accaduto.
Probabilmente, tra i tanti professionisti che incontrammo in quella settimana, Domenico Quirico fu il meno appariscente, ma, a suo modo, ci colpì più di chiunque altro, ricordandoci l’importanza dell’informare e dell’essere informati.
A nome della redazione del Bookblog, voglio esprimere solidarietà ai familiari e unirmi a loro nella speranza di un suo imminente ritorno. Sono certa che, non appena avrà osservato abbastanza, tornerà per raccontare tutto al mondo.
Nel frattempo espongo, come La Stampa, un Fiocco Giallo (o Yellow Ribbon), simbolo dell’attesa legata al ritorno di una persona cara o di un contingente militare.
Domenico li era un po’ entrambi.
Infine, grazie.
Forse, senza quell’incontro di un anno fa, ora non starei scrivendo.
Elena Sinistrero, Redazione Alfieri
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