Per presentare il problema della droga non bastano un tampone al vago sapore di menta e una mascherina per garantire l’anonimato (neutro: niente genere). Affrontare una discussione significa interrogarsi sulle cause prime di un fenomeno, studiarne il percorso, analizzarne le conseguenze ultime. Capire chi sono i mandanti, le vittime, i prestanome. La droga è un problema finché la si considera tale. Don Gino Rigoldi e Marco Casciari ne hanno una visione molto limitata, semplicistica e superficiale.
Lo spaccino che finisce in carcere (al Beccaria di Milano, per esempio) è nella maggior parte dei casi un migrante extracomunitario, non perché questa sia l’essenzializzazione di uno scenario complesso come quello della strada, ma perché lui è uno dei soggetti più deboli, più facilmente coinvolgibile, più facilmente ingannabile a causa di logiche di sistema che lo costringono in una condizione di marginalià e di isolamento rispetto alla nuova realtà che vive. Alla luce di questo la Fini-Giovanardi diventa criticabile sotto più aspetti, non solo perché non opera alcuna distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere.
Dall’inizio alla fine: le conseguenze. Al di là dei motori che spingono al consumo e allo spaccio le ricadute non sono meno trascurabili. Non si tratta solo di problemi fisici, di danni alle mucose, di buchi nel palato o nella cavità nasale, di cervelli che colano in gola o tessuti che non cicatrizzano. La droga pesante, quella pensata per uso individuale, che distrugge la socialità, crea danni paradossalmente peggiori perché è in grado di distruggere tessuti più delicati del derma, reti che si costruiscono virtualmente attraverso le relazioni. L’eroina negli anni ’70 inondò Bologna per distruggere il movimento studentesco nel momento in cui bisognava decidere se intraprendere la lotta armata o ripiegare nell’individualismo.
Tutto ciò non è emerso in una sala gremita di persone che più che interrogarsi sul problema, IL problema, servivano da cavie e da materiale per la trasmissione Le Iene che andrà in onda domenica. La droga in questa conferenza non centrava, si trattava di show business, e si è capito molto bene.
Irina Aguiari, Cristina Pirazzini, Silvia Garuti
Liceo classico L. Ariosto
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