Péter Esterhàzy, scrittore ungherese molto conosciuto anche all’estero, premiato con numerosi riconoscimenti internazionali diventa il mentore e il maestro di Melania Mazzucco, scrittrice italiana. Giovanni Puglisi introduce la scrittrice come giudice monocratico che conferisce come tale il premio letterario internazionale Mondello, nella 39° stagione dello stesso premio nato in Sicilia e diventato motivo di riscatto per tutti i siciliani. In questa sede si conferisce anche il Premio Mondello Giovani, riconoscimento assegnato da  una giuria di centoventi studenti di dodici Scuole Secondarie siciliane di 2° grado. In un primo momento la scrittrice Mazzucco presenta il maestro enumerando le ragioni che la spinsero ad approcciarsi alla sua letteratura. Il primo libro che racconta di aver letto, e anche il più conosciuto, Harmonia Caelestis, nella sua estate del 2003, anno

Esterhazy, Puglisi e Mazzucco

in cui ha ricevuto il Premio Strega. Spiega che l’unica immagine che le potesse venire in mente sentendo il nome “Esterhazy” è la famosa collezione d’arte. Si rammarica anche di non aver ancora oggi la possibilità di leggere tutti i libri del maestro, poiché diversi non sono stati tradotti in italiano e cita i più importanti tra quelli tradotti, tra cui “Non c’è arte” e “I verbi ausiliari del cuore”. Racconta poi di una peculiarità dei suoi romanzi ovvero il labile confine tra realtà e finzione; ad esempio in due libri scritti a distanza di 30 anni fornisce un’immagine diversa delle condizioni della madre: nel primo si racconta la morte della donna e il suo dolore, nel secondo invece si racconta che l’autore va a trovare tutti i giorni la madre ottantacinquenne e dialoga con lei. Questo, spiega, è il modo migliore di far rivivere la madre nella sua mente, dandole una vita migliore e una dignità che non ha mai avuto in vita.

Francesca Bono e Marina Maina

Redazione Alfieri