Anthony Cartwright è un professore di Inglese in una scuola superiore in Inghilterra e anche scrittore di romanzi dei quali l’ultimo è Heartland, opera che tratta il problema dell’analfabetismo odierno e dello scontro tra la cultura occidentale e quella orientale. Siamo nel 2002, più precisamente siamo in un pub il 7 giugno durante il match calcistico tra Argentina ed Inghilterra, ma siamo anche nel ventennio che va dagli anni ’80 fino a quella data e ancora nei due mesi che precedono i risultati delle elezioni politiche vissuti dagli abitanti dei sobborghi delle Black Country che sono prevalentemente indiani e pakistani, all’ombra degli eventi dell’11 Settembre e ancora in una scuola dove l’analfabetismo regna sovrano. I personaggi sono molti e hanno tutti in comune la passione per il calcio e un senso di impotenza talvolta causato dallo stesso analfabetismo, che li accomuna anche al protagonista, Robert Catesby (omonimia con il celebre ideatore della Congiura delle Polveri voluta dall’autore stesso perché il racconto è radicato nella storia Inglese antica di cui rimane ancora oggi la sensazione di terrore e paura).
L’autore racconta, grazie alle domande poste da Luca di Meo, di essersi ispirato alla sua esperienza personale di insegnante e di abitante di una zona industriale per delineare i tratti dei personaggi e del protagonista che fa parlare nello Slang della zona, proprio per dar vita all’interno del libro alle persone che conosce. Il calcio è quindi il filo conduttore ed è la metafora con cui il narratore parla della vita, delle sue problematiche e, forse, anche delle sue soluzioni.
Monica Ianiro e Francesca Rosso Liceo Alfieri di Torino
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