E’ stato ospite del Salone Internazionale del libro questo pomeriggio Enzo Bianchi che ha presentato la sua nuova opera “Fede e fiducia”. Egli tratta il tema della crisi di fede che attraversa la civiltà occidentale odierna e parte dall’immagine famigliare della “credenza”. Essa era il mobile che assumeva una certa centralità e autorevolezza all’interno della casa, in quanto rassicurava coloro che saggiavano i cibi, e da qui si può introdurre il tema della fede come fiducia.

Secondo la religione cristiana, la fede è un dono di Dio fatto agli uomini, attraverso cui essi arrivano a credere grazie all’ascolto; è un atto umano che risponde a Dio che parla. Avere fede significa accettare di entrare in rapporto con gli altri. Chi crede non proclama di aderire a dei dogmi o a un programma, ma confessa “un atto personalissimo” come afferma l’autore. Dio non deve essere solo un Egli ma diventa un Tu all’interno di una relazione viva. Coinvolge tutta quanta la persona, compresa la ragione. La fede è la matrice della vita, senza di essa non ci può essere umanizzazione. In ciascuno di noi c’e un incredibile bisogno di credere. Come sarebbe possibile vivere senza fidarsi di qualcuno? Perché oggi abbiamo tanta difficoltà a credere negli altri? Oggi viene a mancare la fiducia anche nella democrazia che non esiste se non ci sono giustizia e fraternità: come mai siamo giunti a sopportare manovre di possibile tirannia? La nostra società ha bisogno di fiducia. E’ necessario dunque arrivare a chiedersi: le persone dopo averci incontrato hanno più fiducia? Nell’educazione manteniamo tale preoccupazione, cioè infondere fiducia nei giovani?

 

Francesca Rosso e Monica Ianiro (Liceo Alfieri)