Come può il web influenzare la politica? Su ciò si sono interrogati Vincenzo Latronico, scrittore e critico d’ arte, Sergio Romano, diplomatico italiano, e Beppe Severgnini, giornalista del Corriere della Sera. È quest’ultimo a esordire nel dibattito: egli ha affermato che ormai l’idea di democrazia si è ridotta al controllo assiduo ed estenuante degli eletti rischiando così di sfociare in un “Populismo 2.0” e che i leader devono guidare gli elettori che li hanno votati prendendo a volte anche decisioni impopolari, ma rimanendo coerenti con i loro propositi. Romano invece, ha individuato aspetti positivi e negativi di questo mezzo di comunicazione: se da un lato la rete permette che le notizie si trasmettano velocemente, dall’altro fa credere al cittadino di essere partecipe e protagonista della scena politica e rende più difficile mantenere i segreti. Inoltre egli definisce internet “Una straordinaria fabbrica di falsità”, poiché non bisogna fidarsi ciecamente di tutto ciò che si legge. Ultimo a prendere la parola è stato Latronico, che prendendo spunti dal suo ultimo romanzo “La mentalità dell’alveare”, ha spiegato che sebbene i dibattiti online siano immediati, senza una mediazione c’è il pericolo che si giunga a un clima di paranoia.
Regolatrice della discussione è stata Serena Danna, anch’ella giornalista per il Corriere della Sera, che al termine degli interventi ha proposto i seguenti spunti di riflessione: “ Come si distingue il vero dal falso in una dimensione in cui tutto si mischia? Come possiamo orientarci in questo caos?”. Ed è stato proprio qui che i tre relatori hanno trovato un punto d’incontro: internet dunque è un’invenzione incredibile che, come tutte le nuove invenzioni, ha i suoi pro e i suoi contro. Infatti non si può fondare un governo sul web.
Lucia Caron e Nicole Francesca Cerrato (Liceo Alfieri)
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