Una pancia di donna. Una lettera scarlatta, come il marchio di cui scriveva Nathaniel Hawthorne, destinata a suscitare la vergogna e la riprovazione degli altri. È la copertina di “A. Per favore la verità sull’aborto” di Chiara Lalli, oggi al Chiostro San Paolo. C’è ancora un grande pregiudizio sulle donne che abortiscono: quante donne conoscete che abbiano abortito? Non se ne parla molto, eppure i numeri sono alti. Sembra quasi ce ne si debba vergognare, si debba chiedere scusa; trovare una ragione importante per averlo fatto. Scusa per aver scelto di non avere figli in un certo momento della propria vita. Quando una donna entra in un reparto ginecologico si trova spesso a doversi rapportare con medici che incrociano le braccia e no, quel servizio non lo vogliono fare. Ma quando una legge del 1978 garantisce alla donna il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, non possiamo parlare di inadempimento del servizio pubblico? Come può difendersi la donna? L’informazione è anzitutto poca, e poche sono le donne, le persone, che si vanno a informare. Silenzio è la parola che più rappresenta l’aborto. In quanti sanno ad esempio che la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo’ non è una pillola abortiva, e che quindi nessuno ha il diritto di dirci che non vuole darcela? Anche la televisione lascia passare il messaggio che è una cosa se non sbagliata, almeno di cui certamente vergognarsi. Le donne di film, serie TV, raramente abortiscono: o hanno un ripensamento o un aborto spontaneo. Per non parlare di reality come 16 anni e incinta, di MTV. E poi la giustificazione dell’omicidio, che per molti antiabortisti può essere plausibile solo per lo stupro: ma non pensiamo che anche lì si parla di negare ad una vita la possibilità di vivere. La domanda che ricorre è sempre: l’aborto è un atto egoistico? Ma non è più egoismo decidere di avere un bambino, non è più per se stessi che lo si fa?
Le soluzioni sono due: o la possibilità di scelta o la gravidanza forzata, non ci sono vie di mezzo.
Ludovica Barbieri (liceo Ariosto), Alessandra Speziali (liceo Alfieri)
Andrea Morelli (liceo Alfieri), Marina Maina (liceo Alfieri)
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