“Sono nato il 25 luglio 1921, mi chiamo Emile Riemann e sono ebreo.”
Questa ė la frase che sulla copertina del nuovo libro di Patrick Fogli, intitolato Dovrei essere fumo, cattura l’attenzione del lettore.
Ė la storia di un passato e di un presente che convivono nella vicenda di tre uomini di epoche differenti: Alberto, ex agente dei servizi segreti, si trova ancora ad affrontare gli effetti collaterali e i ricordi della guerra; Emile, giovane ebreo vissuto all’epoca delle leggi razziali nell’Europa distrutta dalla Seconda Guerra mondiale, racconta i suoi incubi quotidiani in un quaderno azzurro che ogni sera proprio Alberto legge prima di addormentassi ed, infine, un oscuro datore di lavoro, un vecchio miliardario che chiede proprio all’ex agente dei servizi segreti di fargli da “badante”. Come anche l’autore stesso ieri 8 maggio al Salone Internazionale del libro di Torino afferma, il romanzo vuole raccontare la solitudine di tre sopravvissuti a storie in cui ancora non è chiaro chi sia il reale sconfitto e il reale vincitore. Tutti i protagonisti sono accomunati dal senso di colpa di poter ancora respirare, parlare, bere, mangiare, dal senso di colpa di poter ancora vivere. Patrick Fogli, nella presentazione del libro, ha espresso il proprio tentativo di mantenere vivo il ricordo dell’accaduto, raccontando la Shoah e i conflitti odierni per mezzo di vicende personali all’interno delle quali tutti, chi più chi meno, si può riconoscere.
Tra le pagine del romanzo compare un grande interrogativo: qual è, in tutti questi grandi eventi della storia mondiale, il punto di vista di Dio? Del Bene assoluto di fronte all’incarnazione del Male? È parlando del Male e dei cattivi della storia che l’autore si vuole distinguere, evitando lo stereotipo del nazista come pazzo scatenato e dell’accanimento contro gli ebrei come una follia collettiva. Al termine della presentazione, anche chi non ha mai letto Dovrei essere fumo, può comprendere l’intenzione di Patrick Fogli di raccontare la vicenda di tre piccoli uomini travolti da grandi storie.
Ilaria Ferraresi
Liceo Classico L.Ariosto
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