“Ho girato Londra in lungo e in largo. Per capire una città bisogna conoscerne l’anima. Compro il cibo per strada, uso i mezzi pubblici, mi siedo su una panchina di un bar e osservo, odoro, ascolto, così l’anima del luogo mi inebria.”

Il video di presentazione dell’incontro con Simonetta Agnello Hornby colpisce lo spettatore rendendolo partecipe della sua storia. Inizia così un percorso sul suo nuovo libro “La mia Londra”, che si trasforma rapidamente nel racconto della sua esperienza di vita nella capitale inglese. L’elogio alla società londinese è martellante: l’autrice parla di una Londra aperta, accogliente, diversa dai pregiudizi con i quali viene solitamente definita. Riconosce un grande apprezzamento per il senso di umanità e umiltà inglesi, e parla di episodi che possono apparentemente sembrare in contraddizione con questi tanto sottolineati valori. Un esempio è l’atteggiamento nei confronti dei bambini, che vengono educati all’indipendenza, quasi trascurandoli, metodo che si rivela però efficace nel formare un giovane londinese avventuroso ed intraprendente.

Parlando di Inghilterra è inevitabile accennare anche alla monarchia, della quale l’autrice non nasconde i lati negativi, primo fra tutti la necessaria obbligatorietà alla successione dinastica. Ma “L’Inghilterra non ha avuto rivoluzioni dal 1688. La monarchia tiene unito il popolo, per questo per un inglese è importante il suo posto nella società.” 

La scrittrice racconta il suo stupore davanti alla scoperta della teatralità della città, dove sono nati i maggiori drammaturghi mai esistiti, sfatando il mito del tipico inglese freddo e controllato.

La Agnello conclude parlando di come sia cambiata nei secoli la figura dell’italiano in Inghilterra. Nonostante l’Inglese apprezzi l’arte italiana, l’italiano in sé è stereotipo di superficialità e scarsa serietà, ma viene accettato se dimostra di essersi particolarmente integrato nella società che lo ha accolto. 

 

Giovanna Buzzo, Sara Gurizzan liceo scientifico M.Grigoletti Pordenone