Mosaico di crolli e rovine, è con questa frase che Luciano Genta riassume l’ultimo libro di Marco Belpoliti.
“L’età dell’estremismo” è infatti un puzzle di fatti apparentemente molto diversi fra di loro, ma Belpoliti ne ha trovato un filo conduttore: i crolli e la rovina. L’autore ripercorre gli avvenimenti storici a partire dagli anni ottanta del Novecento, li analizza, li elabora, ripercorrendo in questo modo i grandi crolli del mondo, partendo da quelli naturali per arrivare a quelli causati dall’uomo. E’ per questo motivo che Genta definisce il libro un mosaico.
“L’artista moderno non mette le radice ad una corrente artistica, egli ha il compito di incorniciare quelle già esistenti”, in questo modo Antonio Scurati descrive il lavoro di Belpoliti, lui deve inquadrare un enorme quadro di crolli. Al centro di questo immenso paesaggio di rovine, ci sono due grandi ed importanti avvenimenti, che in un qualche modo ne sono le cause: Berlino, con il crollo del muro, e New York, il crollo delle Torri Gemelle.
“Viviamo sotto la minaccia di due prospettive egualmente spaventose, anche se apparentemente opposte: la banalità ininterrotta e un terrore inconcepibile” Scurati cita Susan Sontag dicendo che, se le nostre vite oscillano tra queste due prospettive, è perché il mondo è diventato un enorme paesaggio mediatico. Un esempio cruciale di questo tornado mediatico è stato il modo di gestire il crollo delle torri gemelle. Dovevano essere il punto di svolta in cui la storia avrebbe dovuto cambiare il proprio volta, ma questo avvenimento invece è stato assorbito dal tempo di cronaca e dai media. Il crollo considerato il più importante del mondo occidentale del nuovo millennio, in realtà non ha fatto storia, ha solo fatto notizia.
Si può considerare il libro come un giallo, un thriller, in cui il delitto è perfetto, curato nei minimi dettagli, ma manca l’assassino. Chi sono i responsabili di queste rovine? A questa domanda postagli da Genta, Belpoliti risponde citando e ricordando Primo Levi ” Non c’è alcuna distinzione tra i nazisti e i prigionieri dei lager, sono tutti uomini”. Così Belpoliti vuole dire che tutti gli uomini sono responsabili di queste rovine, alcuni sono più responsabili di altri.
Il delitto è uno solo, ma gli assassini sono tutti.
Lara Isaia
Redazione Alfieri, Torino
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