Alle 13 in Spazio Incontri, le due famose filosofe Adriana Cavarero e Francesca Rigotti confrontano diversi temi filosofici a proposito dell’etica maschile e femminile.
Adriana Cavarero è autrice di Inclinazioni. Critica della rettitudine, nel quale afferma una visione innovativa e originale dell’uomo e della donna. Partendo dall’Homo erectus e attraverso Platone e Kant, la filosofa descrive l’uomo come un “soggetto retto, autonomo e libero”, uno stereotipo rappresentato da una linea verticale e caratterizzato da una “soggettività di per sé e su di sé”, incentrato su se stesso ed egoista.
Lo stereotipo femminile diventa invece una linea inclinata, per rappresentare la donna, ‘incline’ (nel vero senso della parola) a passioni e istinti, come la maternità, la lascivia e la pulsione erotica, un essere ‘oblativo’: la sua soggettività è di tipo altruistico poiché la donna è una figura relazionale. Ma per lei può esistere solo una relazione squilibrata, e come disse Hannah Arendt, il soggetto pende al fuori di sé e perde il proprio equilibrio.
Nelle opere astratte di Barnett Newman, essa assume le sembianze di una linea verticale al margine della tela, mentre l’uomo occupa la posizione centrale; la prima simboleggia un vuoto da riempire, il secondo un’entità.
Anche sotto altri aspetti, l’etica considera in modi diversi l’uomo e la donna. Nel suo libro Onestà, Francesca Rigotti osserva che l’uomo onesto diventa l”uomo retto’, mentre la donna “Tanto gentile e tanto onesta pare”, perché è casta, fedele e pura. Fin dalla tradizione più classica quindi, i due sessi appaiono chiaramente distinti, uno come una linea verticale, l’altra come linea inclinata e circondata da altre verso cui si protende, ed è figura idealizzata della fecondità.
Non si tratta più quindi di un’antica misoginia o una discriminazione riproposta attraverso i secoli, ma di saper accettare questa nuova condizione e svilupparne a pieno le potenzialità.
Denise Turazzi , Liceo Classico L. Ariosto
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