Arriva un po’ per caso a Torino all’inseguimento di una fidanzata torinese, questo giovane maestro bresciano – racconta Fabio Geda, conduttore dell’incontro – e, sempre un po’ per caso, arriva anche nei corridoi del carcere minorile Ferrante Aporti.
“Perché dovrei chiudermi in una classe? Piuttosto mi chiudo in un carcere!” dice Mario Tagliani che, al carcere minorile, lavora come maestro da oltre trent’anni e che oggi, al Salone, presenta il suo libro Il maestro dentro. Giusi Marchetta, giovane scrittrice, aggiunge che coi suoi alunni Mario ha creato un legame vero e che per loro è un esempio e una possibilità: “Questi ragazzi – dice – non devono guarire, non li dobbiamo curare da una malattia, dobbiamo essere per loro un esempio che possa dimostrare che, se vogliono, possono farcela. Non possiamo salvarli tutti, ma cerchiamo di mostrar loro una strada che li conduca a una possibilità”.
E invece, chiede Giusi, i ragazzi, come vedono i loro insegnanti? “Agli occhi di quei ragazzi, noi siamo tutti privilegiati, perché abbiamo persone e un tetto a cui tornare sempre; perché abbiamo relazioni basate sull’affetto e non sui ricatti”.
Mentre ascoltiamo, ci chiediamo quanto questi ragazzi, che vivono la vita dello scolaro tra le sbarre del carcere, possano apprezzare l’idea stessa della scuola, che è un’idea di libertà. Secondo Mario chi ci è stato, dentro a quella classe, afferma che: ”la vera libertà della scuola, l’abbiamo trovata tra le quattro mura del carcere. Perché quella fuori, in realtà non è affatto libera. Quando le aule smetteranno di essere un carcere e i carceri diventeranno delle scuole, avremo raggiunto il più alto grado di civiltà”.
E quando finisce il legame che Mario ha creato coi suoi ragazzi, su quei campi di calcio, in quella classe e nel giardino? “Il legame – dice Mario – non finisce quando i ragazzi escono dal carcere, con alcuni dura tutt’ora, non con tutti certo”.
Tagliani ha fatto capire a quei ragazzi, spesso convinti di non poter cambiare il loro modo di essere, che sanno già che quando usciranno riprenderanno le loro abitudini, che potranno davvero con la volontà e con l’impegno cambiare le loro vite.
Najma Dardi e Viola Miari Scuola Secondaria di Primo Grado G. Ferraris Modena
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