Nella sala rossa al Salone del Libro 2014 si è discorso sul saggio “Elogio alla mitezza” di Norberto Bobbio, filosofo, giurista, storico e senatore italiano. A discutere riguardo l’opera sono Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Pietro Polito.
Il libro, descritto da Pietro Polito come un saggio per gli studiosi e per il largo pubblico, tratta il cambiamento del concetto di mitezza dall’antichità fino ai giorni nostri, della descrizione del mite e della sua stessa definizione.
L’uomo mite non è né arrogante, né remissivo e neanche umile, rifiuta la competizione ma non la lotta per ciò in cui crede, inoltre vive nel modo più coerente possibile le caratteristiche dello spirito critico, cioè l’umiltà, la modestia e la tolleranza, e segue quella che viene definita l’aurea regola dell’autodisciplina. Come si deduce dalla dedica che Bobbio fece a Zagrebelsky: “Guai ai miti”, lo scrittore ritiene che coloro che coltivano la mitezza siano gli unici che possano raggiungere la serenità assoluta. Questo comportamento innanzitutto è una virtù terrigna caratteristica dell’uomo, al contrario della mansuetudine che è una caratteristica principalmente animale. La mitezza inoltre si configura anche nel riconoscimento del giusto comportamento in base a determinate situazioni, come la comprensione del fatto che sia fisiologico che i figli contestino i padri.
Infine le domande che tormentano il pubblico e anche gli scrittori sono:
1) deve essere praticata nell’interiorità o è più giusto praticarla reciprocamente? Il filosofo afferma che deve essere predicata reciprocamente poichè è un modo di essere verso l’altro;
2) dobbiamo sopportare qualsiasi cosa? Si puó praticare incondizionatamente? A lungo hanno discusso di questo argomento Rodotà e Zagrebelsky in quanto secondo loro non è necessario sopportare ogni cosa, infatti il mite non è remissivo ma lotta in ciò in cui crede;
3) sopra la mitezza cosa c’è? Secondo Bobbio l’unica virtù al di sopra della mitezza è la giustizia, opinione non condivisa però dagli scrittori.
Zagrebelsky, alla fine del suo discorso sostiene che la mitezza sia la più apolitica tra tutte le virtù, ma a conclusione dell’incontro Rodotà smentisce questo pensiero in quanto crede che la mitezza nutre la passione politica.
Erica Marangoni & Andrea Santamaria
Redazione Alfieri
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