A volte, anche se non si è adulti, si possono fare piccole grandi cose per cambiare la società.
Questa è la riflessione che ci ha lasciato l’incontro con Simona Bonariva, autrice di Mafia e Graffiti (edizioni Einaudi ragazzi). L’autrice, che ha in progetto altri libri ambientati in città italiane, ha voluto scegliere questa volta come sfondo una località siciliana (non precisata nel libro) dove regna il potere mafioso. La scrittrice, con questa scelta geografica, non vuole mettere in cattiva luce la Sicilia, ma solo denunciare che in quest’isola la mafia è più presente nella quotidianità dei cittadini rispetto al resto dell’Italia.
Il libro racconta la storia di Totò, un ragazzo siciliano il cui padre è stato ucciso nell’incendio della propria tipografia causato dai collaboratori di Marcello u’zoppo, un boss mafioso autore di altri numerosi omicidi e reati.
Totò è a conoscenza di questa realtà però, essendo solo un ragazzo di 12 anni, si sente impotente di fronte alla mafia. Gli abitanti di questa città non osano denunciare i fatti, che Marcello u’zoppo compie davanti agli occhi di tutti, perché hanno paura o fanno finta di non sapere.
Totò, in un incontro con l’amico Saverio – nel quale l’autrice in parte si identifica – gli propone di realizzare degli stencil destinati alla denuncia dei fatti criminali, sistema che garantirebbe alle persone la sicurezza dell’anonimità. Saverio inizialmente rifiuta la proposta ritenendola troppo rischiosa, ma dopo essere uscito di casa sbattendo la porta, ci ripensa ed accetta.
Totò realizza, supportato da Saverio e da altri amici, dei graffiti sui muri del paese ed i cittadini finalmente iniziano a parlare, a discutere e a nutrire sospetti riguardo a Marcello u’zoppo.
Questo libro tratta un argomento forte e profondo, ma rivolgendosi a un pubblico giovane (il libro è consigliato dagli 11 anni), la scrittrice ha usato termini semplici e accessibili a tutti e un linguaggio chiaro.
Nell’incontro ci siamo confrontati sul tema della mafia, anche se molti dei ragazzi presenti erano intervenuti attirati dalla seconda parte del titolo: “graffiti”. Ma i graffiti possono essere, come ci insegna anche l’artista newyorkese Keith Haring, un mezzo di protesta e di denuncia visibile da tutti. Infine nell’intervista in redazione Simona Bonariva, che vive a Milano, ci ha spiegato una differenza tra “mafia del nord” e “mafia del sud”: quella del nord è una mafia interna alla società che non commette reati vistosi (auto e negozi bruciati, omicidi…), ma si infiltra nella vita politica e nella finanza.
Questa storia si aggiunge a tante altre che hanno per protagonisti giovani che lottano contro la mafia, come il protagonista di Io non ho paura, oppure Peppino Impastato e Rita Atria ed è un invito a reagire di fronte ad un’ingiustizia, anche se si hanno solo 12 anni.
Francesco Pizzorni e Alan Poggio, Scuola secondaria di Primo Grado Caduti di Cefalonia, Torino
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.