Ieri, domenica 11 maggio, presso il Circolo dei Lettori abbiamo partecipato ad una conferenza su J. D. Salinger, un controverso scrittore americano.
Il tema centrale dell’incontro è stato il suo più grande romanzo “Il giovane Holden” e il mistero che gli gira attorno. Questo racconto ha ispirato intere generazioni tra cui anche diversi personaggi scomodi come l’assassino di John Lennon. Le sue scritture sono state influenzate dal disturbo post-traumatico derivante dalla sua partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale. Tutta la sua vita infatti è stata come una grande gomma con l’obiettivo di cancellare i ricordi legati a quegli orribili giorni.
Nel racconto emerge molto l’ossessione per le filosofie orientali e per la sparizione ovvero il suicidio, anche adolescenziale.
Salinger non voleva essere “famoso” ed era, in un certo senso, impaurito dal successo che stava ricevendo, fu questo il motivo della sua sparizione proprio all’apice del successo. Egli si rispecchiava nella figura di Holden quindi l’essere definito “pazzo” lo distrusse e fece si che si ritirò in un rifugio lontano da tutto e tutti.
Durante la sua vita ha sempre avuto come aspirazione principale la pubblicazione dei suoi racconti sul New Yorker.
Questo suo capolavoro l’ha sì riempito di successo, ma allo stesso tempo l’ha completamente devastato,
 “Scrivere un libro è un’impresa estenuante e solo chi ha un demone dentro di sè ne è capace”.
Jessica Diaferia, Istituto Bosso Monti