Lunedì 12 Maggio 2014, al Salone del libro, si è tenuto un’importante e interessante incontro sull’Accademia della Crusca e le sue recenti pubblicazioni. A presentarlo è stato Gian Luigi Beccaria, seguito da Francesco Sabatini, che ha riassunto in breve storia della fondazione, avvenuta nel 1582 a Firenze per opera di Lionardo Salviati con l’intento di separare ” il fior di farina”, quella che viene chiamata la buona lingua, dalla “crusca”, cioè la lingua popolare ed introdotto il libro Una lingua e il suo vocabolario.

Infatti viene mostrato come l’attività dell’Accademia, quando comprese che la lingua è un sistema composto da lessico, sintassi e costruzione adatti ad ogni utilizzo, iniziò a concentrarsi sulla preparazione del Vocabolario, opera basata su 299 testi di ogni genere: i primi autori di cui si analizzarono le opere furono Dante nella Divina Commedia, Boccaccio nel Decameron, e Petrarca nel Canzoniere e seguendo i criteri stabiliti  al fine di mostrare e conservare la bellezza del fiorentino trecentesco. L’opera attuò una rivoluzione nella conoscenza linguistica dell’Europa,  istituendo un “ponte” tra Dante e l’unità italiana. 

Claudio Marazzini introduce invece il libro L’italiano lingua popolare,  in cui il linguaggio italiano rozzo e basso rivela delle potenzialità , sostenendo che la scuola abbia distrutto le evoluzioni dell’italiano popolare, in quanto elimina la possibilità di prendere spunto dai diversi dialetti. Questa raccolta di testi antologici, i quali non sono espressi in linguaggio aulico, interessa principalmente l’area della valle Bregaglia, dove si creò un’unione culturale tra letterati italiani e il popolo umile che scriveva su epigrafi.

L’opera La lingua degli angeli, esposta da Carla Marello, tratta in particolare del fatto che essendo l’italiano una lingua così bella, gli angeli non potrebbero parlare altra lingua. Viene diviso in tre parti: Italianismo, in cui si mostra la diffusione della cultura italiana, Italianismi, ovvero la diffusione di termini italiani in Europa e i giudizi espressi riguardo la lingua italiana.

Ultimo, ma non per importanza, si discute su un opera di alta filologia: Lo specchio della vera penitenzia di Iacopo Passavanti. Vittorio Coletti lo introduce leggendone un breve passo, che contiene la predica di un frate del 1354, scritta sia in volgare che in latino. Il testo ha un’importanza prevalentemente pratica, dovuta alla scarsa ambizione letteraria dell’autore.

A fine incontro prendiamo consapevolezza dell’importanza della lingua italiana che non va sottovalutata, ma anzi deve essere studiata e approfondita.

Martina Locastro, Erica Marangoni

Redazione Alfieri