Stefano Benni è un autore senza peli sulla lingua, come si è capito dall’incontro con lui al Salone del Libro di Torino, Giovedì 14. Se ci si poteva aspettare la classica presentazione del suo ultimo libro, “Cari mostri” (uscito solamente il giorno prima), non è certo quello che ha in mente lo scrittore: ci dice subito, infatti, che non è nelle sue intenzioni vendere il romanzo, ma regalarci l’esperienza di una lettura breve quanto approfondita. Ma quali sono dunque, questi mostri a cui Stefano Benni ha dedicato il proprio libro? Sono quelle paure nascoste dietro la porta, che non si conoscono e non si riescono ad affrontare; la lettura, ci spiega l’autore, è il modo migliore per entrare in contatto con questi mostri, e dandoci il tempo di scoprirli e analizzarli, ci da anche la possibilità di capire come vanno contrastati e combattuti se necessario.

Il primo racconto di cui lo scrittore ci regala la lettura riguarda uno dei più grandi e spaventosi cambiamenti della nostra società: il “mostro” tecnologico. L’aspetto più inquietante, ci dice Benni, è l’impossibilità di vedere ed interagire con le persone che si nascondono dietro agli schermi di computer, cellulari e devices di ogni tipo; viviamo in una società ormai quasi interamente digitalizzata, che favorisce la velocità e la comodità a discapito dei rapporti e dei contatti reali, dando la possibilità di nascondersi a coloro che hanno potere e responsabilità, e svalutando l’individuo come persona reale. Così l’autore nel suo racconto, esaspera le caratteristiche più preoccupanti di questo aspetto, ormai non più trascurabile, della nostra società, delineando un mondo ai limiti della distopia, in cui la non esistenza digitale implica la non esistenza reale.

Benni passa poi alla lettura di due altri racconti, di cui uno particolarmente inquietante. La via verso casa” riguarda infatti una delle paure più grandi e intime dello scrittore, che ci pone un interrogativo di introduzione interessante tanto quanto il racconto in se: “vi è mai capitato, mentre state tornando verso casa, di pensare: io a casa non ci tornerò mai?”. Non sembra certo essere una preoccupazione del protagonista quando, sulla via del ritorno verso casa, tutto è apparentemente normale; procedendo però lungo la strada, la nebbia s’infittisce, i passi si fanno sempre più numerosi, l’orizzonte svanisce, e il protagonista si ritrova presto in un labirinto infinito, di un’uniformità spaventosa, la cui uscita sembra impossibile da raggiungere…

Di grande rilevanza è stata la parentesi aperta dallo scrittore tra la lettura dei racconti, che facendo appello al sostegno dei suoi lettori a Erri De Luca (che verrà a breve processato per “istigazione a delinquere” per una frase detta in difesa dei sabotaggi alla TAV), ha dimostrato la propria solidarietà allo scrittore e sottolineato la necessità di difendere la libertà d’espressione, parola, e opinione, minacciata in tutto il mondo. 

Chiara Cozzarini e Giovanna Buzzo

Liceo Grigoletti, Pordenone