I destini difficili e tragici di tre donne si intrecciano nel nuovo romanzo di Giacomo Sartori, “Rogo”, pubblicato recentemente. L’ambientazione del libro, un piccolo paesino vicino a Trento, non è casuale: l’autore si ritrova in quelle montagne nelle quali ha passato la sua infanzia, che ama e pone come sfondo a molti suoi romanzi.
La Gheta vive nel 1600 ed è accusata di stregoneria: torturata, confessa di aver provocato carestie e temporali e aver indotto le proprie compaesane a vendere il proprio figlio al diavolo abortendo. Lucilla è una giovane ragazza sensitiva (pertanto ha delle visioni oniriche sulla storia della strega); negli anni 70′, vive una storia d’amore tormentata con un grande alpinista di nome Ilio da cui ha un figlio. Anna è una donna bulimica dalla mentalità ancora adolescenziale; un malore improvviso durante una cena di famiglia si trasforma in un parto inaspettato: la giovane si ritrova a dover abbandonare il neonato, spinta dalla famiglia borghese e conservatrice.
Il filo conduttore e tema principale del romanzo è quello del figlicidio, affrontato da diverse prospettive storiche e sociali con estrema precisione e delicatezza: l’obiettivo dell’autore non è condannare questo fenomeno, bensì descriverlo e denunciarlo nelle sue diverse sfaccettature e questo fa sì che la lettura non sia angosciosa e distruttiva, ma sottile e profonda.
Ma come è nata l’idea della trama di questo romanzo? Nell’intervista al Salone del Libro, Giacomo Sartori ha affermato che la trama del suo libro è frutto di un binomio perfetto: la ricerca di fatti di cronaca per la contestualizzazione, e la sua fantasia e sensibilità. Un aiuto importante gli è stato dato da una psicanalista francese dipendente in una clinica di internamento per madri infanticide, che ha affermato che “sono le madri che hanno abbandonato i figli alla nascita che insegnano di più sulla maternità”. Il partorire, il passare da un figlio “immaginario” ad uno reale, bisognoso di cure e attenzioni, è particolarmente traumatico e distruttivo per ogni donna, ma nel momento in cui viene lasciata sola e non supportata si creano i presupposti, secondo l’autore, di un potenziale delitto.
Il libro si apre con l’immagine di una parete rocciosa di una montagna innevata e si chiude con quella delle fiamme del rogo della strega ad evidenziare ancora una volta i sentimenti contrastanti che allo stesso tempo provocano calore e gelo, passione e dolore.
Francesco Gagliano e Sara Ferrero
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