Alla conferenza di domenica Pier Franco Brandimarte, scrittore esordiente, ha presentato il suo primo romanzo, “l’Amalassunta”, con il quale ha vinto il premio Calvino 2014.
Ha voluto raccontare una vicenda umana e artistica, che vede protagonista un grande pittore sconosciuto a molti, autore di un’ omonima serie di dipinti: Osvaldo Licini. Lo scrittore gioca molto con il tempo, creando un continuo alternarsi tra passato e presente, accompagnato da un accurato cambio di punti di vista, che rendono ancora più particolare e interessante il suo libro.
Durante l’incontro ha parlato più volte della metafora del rabdomante, che descrive quello che è stato il suo modo di scrivere cercando di capire e vedere qualcosa che è nascosto senza restare quindi in superficie. Brandimarte si è servito di questa perifrasi per accompagnare sia la descrizione del narratore, sia quella del protagonista, definendoli entrambi “cercatori d’oro”. Parlando di personaggi l’autore li presenta come delle specie di “fantasmi rustici”, con il compito di tirare le fila di cose che, anche se distanti tra loro, facciano parte di un “tutto vociante”. Egli infatti spiega di essere partito dall’esperienza, rendendo persone comuni parte del suo romanzo; questi ultimi l’hanno perciò aiutato nella sua conoscenza di Licini, ingrandendone l’immagine grazie ad un lavoro che è stato al di fuori della sua documentazione personale.
All’incotro era anche presente Filippo Tuena, il quale sostiene che il successo di Pier Franco Brandimarte sia dovuto al suo sistema di scrittura, sviluppato, a suo parere, lungo due linee: l’argomento stesso e chi lo descrive; è riuscito, infatti, a raccontare di se stesso attraverso piccoli particolari e con un forte spirito affettivo.
Claudia Bertaggia, Gaia Bertolone
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