David Foster Wallace era uno scrittore che spiccava per l’uso poco convenzionale della sintassi e di forme colloquiali, a volte difficili da interpretare anche da parte dei suoi connazionali.
Per un traduttore riuscire a trasmettere il concetto, mantenendo il ritmo e le risonanze della narrazione, sembra essere un’impresa difficilissima. Lo stesso Foster Wallace riteneva che un traduttore, in realtà, riuscisse solo a descrivere ciò che era realmente contenuto nei suoi libri.
Le traduttrici Giovanna Granato e Martina Testa non hanno perso le speranze e con stili diversi sono riuscite a dar voce brillantemente al filosofo-matematico. Ci hanno raccontato delle loro esperienze nella traduzione e delle difficoltà che hanno incontrato in questa operazione.
Il dibattito moderato da Alessandro Mari si è svolto in un clima amichevole e molto accogliente, che ha permesso al pubblico di seguire con curiosità e attenzione gli interventi delle due ospiti.
Un insieme di aneddoti divertenti, legati alla difficile traduzione di alcuni libri e ai vari incontri, tramite posta o dal vivo, con David Foster Wallace sono stati il leitmotiv di quest’incontro, che non ha assolutamente deluso le aspettative del pubblico.
In conclusione, Alessandro Mari ha letto una breve intervista, pubblicata dal quotidiano “Corriere della sera”, concessa dallo scrittore statunitense poco prima di suicidarsi, nella quale l’autore ha rivelato un’anima tormentata, ma contemporaneamente molto umana di uomo con un vissuto complicato e avvolto da un alone misterioso.
Lucrezia Penna, Virginia Ferrari
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