Metafisico, filosofico, imprevedibile, catartico, enigmatico: questo è Challenger.
Sarebbe riduttivo parlare di libro fantascientifico, come ha ribadito più volte l’autore spagnolo Guillem López, edito per la prima volta in Italia grazie alla traduzione di Francesca Bianchi, oggi presente, per Eris Edizioni.

Coadiuvato nella presentazione dallo scrittore italiano Vanni Santoni, López ha introdotto l’uditorio alla catastrofe dello Space Shuttle Challenger. Infatti, l’intero libro si svolge nei 73 secondi di volo dello shuttle precedenti all’esplosione: 73 sono i capitoli che racchiudono alcuni episodi, che avvengono tutti nel medesimo momento.  Sono quasi delle istantanee scientifiche (ma anche pulp, horror, fumettistiche, lovecraftiane e chi più ne ha più ne metta) che vanno a comporre un mosaico lugubre e disfattista, in accordo con il disastro generale che si sta consumando sul cielo di Miami e che sconvolgerà l’immaginario neoliberale degli anni ’80 reaganiani, quasi come un monito di punizione di Ybris: un nuovo mito di Icaro. In Challenger confluisce ogni fonte artistica che sia essa cinematografica o videoludica.

Queste particelle narrative instillano un dubbio nel lettore: le 73 vicende, che misteriosamente sono 72, fanno parte di un unico universo organico? Guillem non scioglie il dubbio ma vuole che si insidi nel lettore. Sarà l’immaginazione a sbrogliarlo.

Francesco Casari e Khalil Zantou, liceo Ariosto