Passeggiando per il settore Oval del Salone del Libro non si può non incontrare la Plaza de Los Lectores, raduno culturale degli autori ispanici e delle loro opere. Giovedì pomeriggio, a rappresentanza della tradizione letteraria basca, Edurne Portela presentava il suo ultimo libro “Meglio l’assenza”. Solitamente dedita alla saggistica, è uscita da poco dalla stesura del suo primo romanzo, al quale ci ha introdotti. Dopo aver, per anni, combattuto attraverso saggi la violenza politica, domestica e civile, ha riscontrato nel romanzo un modo efficace per continuare la sua battaglia.
Amaia è una bambina che vive nei Paesi Baschi a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, nella violenza e nel terrore che attraversano la sua regione all’epoca. Oltre al clima di minaccia provocato dal terrorismo separatista di estrema sinistra dell’ETA e del governo spagnolo, è oppressa da un ambiente familiare non meno rigido. Nel suo romanzo, Edurne mostra al lettore i vari tipi di violenza ai quali è sottoposta la protagonista, dalle strade invase da armi e droga, alle violenze domestiche di un padre che sfoga la sua rabbia sulla moglie.
Principio cardine del romanzo è la varietà dei personaggi, che incarnano i vari aspetti della reazione alle violenze subite: la madre si nasconde, il padre, assieme ad uno dei figli, partecipa alle azioni dell’ETA, un altro figlio si abbandona alla droga (fenomeno tristemente diffuso), l’ultimo fratello si getta nei libri cercando consolazione. La protagonista, invece, non riesce a trovare il proprio ruolo in tutto questo.
Edurne annienta la sua identità personale per calarsi nella mentalità di una bambina e capirne la crescita. L’impresa iniziata dall’autrice basca si rivela per lei stessa ardua, poiché né ha figli, né è in contatto con bambini. Unico collante tra l’autrice e il personaggio femminile che dipinge è l’origine basca e la condivisione delle stesse sofferenze sociali. Importante è il ritorno di Amaia nel suo paese natale, poiché mostra come sia impossibile spezzare il legame con il proprio passato, che bisogna accettare per poter andare avanti. In questo la ragazza sembra incarnare perfettamente i valori di Edurne, che non smetterà mai di raccontare le verità taciute del suo Paese, né smetterà mai di esserne innamorata.
Alessandro Mauceri, Letizia Capezzuto
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