Nell’isola di Samos il campo profughi è ormai diventato invivibile: oltre alla fame e alle condizioni igieniche degradanti, i migranti devono lottare con la violenza psico-fisica. In questo scenario opera l’associazione Still I rise, nata nel 2018 per garantire ai ragazzi del campo il diritto all’educazione grazie alla scuola di Mazì.

In occasione della mostra fotografica Attraverso i nostri occhi, sono stati invitati al Salone Internazionale del Libro Nicolò Govoni, uno dei fondatori dell’associazione, Ottavia Brussino e Nicoletta Novara. Quest’ultima si è occupata in prima persona della realizzazione del progetto: ha insegnato ai ragazzi come utilizzare una macchina fotografica e ha poi chiesto loro di catturare in un’istantanea la loro vita.

Nicoletta ha raccontato le esperienze di ogni bambino, descrivendo il retroscena di tutte le fotografie. Gli scenari in cui ci si imbatte variano dalle pessime condizioni del campo alla speranza e all’evasione che trovano nella famiglia e nei paesaggi naturali. Pur vivendo in tende o minuscoli container, i bambini riescono a trovare spiragli di gioia nelle più piccole cose; uno in particolare ha fotografato le luci colorate che aveva appeso al soffitto, dicendo: “così ho reso la mia casa bellissima”.

Nicolò Govoni ha poi affermato il ruolo fondamentale di mostre come questa e di libri come il suo “Se fosse tuo figlio” – in uscita l’11 giugno -, che denunciano una situazione che, come ha ricordato, si verifica nel nostro “cortile sul retro” europeo. La speranza dell’autore è di riuscire a cambiare questo sistema continuando a insistere “per far affondare una nave che sta già crollando”.

“Forse vale la pena di farlo, ma se c’è un forse allora bisogna farlo”.

Sveva Sacchi e Matteo Sartini, liceo Alfieri