Due libri totalmente diversi si incontrano in un nucleo centrale, in un desiderio fervente di profondità che anima due scrittori, differenti ma incredibilmente simili, alla ricerca di una verità che solo scrivendo si può lentamente comprendere.
Il sale rosa dell’ Himalaya entra, con uno stile vorticoso, nella psicologia di una trentenne, Giada, che da Bergamo si trasferisce in una decadente Milano. La ragazza incarna l’idea di una società in continuo mutamento fondata sul successo personale che attribuisce il valore alle persone; prende in mano il proprio destino senza subire il corso degli eventi, fino a quando un male “codificato” e che sin da piccola ti insegnano ad evitare -l’essere rapiti- la coglie in modo imprevedibile.
Tutta la luce del mondo, immergendosi in modo dettagliato e coinvolgente nello spirito medievale, descrive la vita di San Francesco d’Assisi – in un romanzo che però non si può definire storico – attraverso lo specchio degli occhi meravigliati e incuriositi del nipote Piccardo, in cui l’autore del libro, dopo un travagliato percorso interiore, si è identificato a pieno.
Queste due realtà si incontrano nel Caffè Letterario del Salone del Libro, raccontate l’una dall’autore dell’altra. In un percorso durato un’ora emergono tutte le analogie che legano le due trame: il male e il miracolo, la vita e il suo percorso.
“Il diavolo cadeva in basso e portava con sè le anime nel più in basso possibile. E nel più in basso possibile iniziano le storie”, così l’autore Aldo Nove descrive la nascita della letteratura, spiegando che nel bene, e dunque in una vita di pace e monotonia, non si avrebbero storie avvincenti se non arrivasse una scelta a dare una svolta ad essa. E’ ciò che accade in entrambi i libri, infatti se nel romanzo di Nove questa è posta dai due fuochi della spiritualità e della sua interpretazione da parte degli altri, nel caso di Giada è l’evento traumatico che la porta a capire che in ognuno si cela un frammento di malvagità.
Nel corso del mutamento di Giada accade un vero miracolo, ossia la presa di coscienza di ciò che nella quotidianità sfugge all’attenzione ma che cambia la vita, quel piccolo dettaglio che ti porta a comprendere davvero te stesso. ” Ogni cosa che non ti toglie la vita può rafforzarla e da una grande perdita di tempo nasce sempre un aggiustamento”, precisa Camilla Baresani. Nell’ ambiente medievale il miracolo è più simbolico, benché anch’ esso cambi la traiettoria dell’esistenza del protagonista.
Questi temi così affascinanti e complessi, trattati dalle voci vibranti dei due autori, hanno catturato e tenuto con il fiato sospeso tutti i presenti all’incontro, coronato con un finale scambio di domande e autografi.
Marta Blanchietti e Andrea Calogero,
Redazione Alfieri, Torino
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