01/02/2018

Penultimo giorno, sigh, poche ore ci separano dalla fine di questa esperienza. Suoniamo il citofono: Siamo noi!, portone aperto. Proprio quando tutto ciò stava diventando familiare: l’attesa prima di entrare, i ventiquattro scalini di pietra, il portone che scricchiola. Dentro. Dentro l’ufficio, troviamo Barbara. Sta chiudendo un pacco con i libri che abbiamo preparato per la Biblioteca di Bologna. “Ciao ragazze, come va tuttooo beeene?” Prendiamo posto, iniziamo a leggere, a controllare le visualizzazioni dei nostri articoli, a rispondere alle mail. Mezz’ora, non di più. Poi entra Alessandro, “A breve incontro in sala riunioni!”. Prendiamo i block notes, attraversiamo il corridoio. Alessandro entra dopo di noi, in una mano del vino, nell’altra delle castagnole.”Beh, cosa fate, volete prendere appunti o mangiare qualcosa?”. I fogli spariscono. La sala si riempie delle persone che abbiamo conosciuto in questi giorni, un manipolo di sguardi luminosi che si raccontano esperienze di vita, cene con Dario Fo, commenti di Roberto Piumini. “Ah quella volta che!”. Versando il vino, “Ma siete astemie?””…No…”

Dopo la drammatica fine delle castagnole, torniamo in ufficio.

 

La mattinata passa in fretta, tra letture e recensioni. Abbiamo anche imparato a portarci da mangiare per non arrivare a pranzo morte di fame.

Passa a trovarci l’Esimia Professoressa Semprini, che ci saluta affettuosamente e va via dopo poco.

Il pomeriggio è vagamente nostalgico. Alessandro ci porta due nuovi libri che ci contendiamo amichevolmente come al solito (volano insulti).

Lavoriamo alla luce della finestra, con il pigro rumore dei tasti dei nostri computer come sottofondo, mangiando un cioccolatino ogni tanto.

Fuori dalla nostra bolla, l’ufficio è tranquillo e profuma di caffè.

Alle sei salviamo i documenti, inviamo le ultime mail, chiudiamo i libri.

Anche se sappiamo che torneremo domani, quando ci chiudiamo dietro la porta della nostra stanza ci manca già.

 

Aurora Zamagni e Ilaria Brandi, Liceo Classico Giulio Cesare