E’ molto difficile definire Alberto Asor Rosa: grandissimo storico della letteratura italiana, monumento dell’editoria, giovane narratore… L’ultima definizione sembra un controsenso ma dopo tanti anni di critica il professore romano si è recentemente dedicato alla narrativa, il nuovo lavoro si intitola Racconti dell’errore ed Einuadi lo ha appena pubblicato. Lo hanno presentato il giornalista Paolo Mauri e la scrittrice Melania Mazzucco al Salone del Libro di Torino 2013 in una sala gremita.

Partendo dalla copertina (il quadro Il Convivio che Asor Rosa ha nel suo salotto e che quindi sicuramente lo ha ispirato) Mauri fa un preciso riassunto dei sei racconti contenuti nel libro. Essi si incentrano su situazioni esasperate e personaggi volutamente fittizi con un’ ossessione che accompagna la loro vita, in particolare quella della morte. L’intervento è molto dettagliato ma risulta davvero pedante, noioso e troppo lungo: persino Asor Rosa pare infastidito…

Melania Mazzucco ha invece un tono più brioso, coinvolgente e interessante, si sofferma su come Asor Rosa intende il narrare un modo di: narrarsi, guardarsi allo specchio, mettersi in gioco, mettersi a nudo, scendere dalla cattedra di professore e scrivere come uno studente qualunque con il rischio di essere colti impreparati ma anche di togliersi alcuni sassolini nella scarpa (critiche all’ istituzione universitaria), trarre spietati bilanci della propria vita e confrontarsi con la letteraura a cui si è dedicata la propria vita. Altri aspetti affrontati sono le analogie con la scrittura di Pirandello, la dimensione senza tempo e senza luogo, i temi fondamentali (inettitudine dell’uomo, necessità di confrontarsi con: il destino, il passato, la morte e la vecchiaia) del racconto.

Nei dieci minuti finali (sicuramente uno spazio troppo ridotto) prende finalmente la parola  Alberto Asor Rosa, commosso ed interessato da quanto da detto, spiega la sua scelta di dedicarsi alla narrativa come una pulsione a impedire che tutto ciò che gli è accaduto sia cancellato, infatti nei suoi scritti sono facilmente ritrovabili radici autobiografiche.

Gli applausi sono scroscianti ma numerose facce sono perplesse sull’ incisività della presentazione: chissà chi comprerà e leggerà i racconti?

Margherita Dondi

Galeotto Fu Il Libro

Liceo classico L. Ariosto Ferrara