Perchè parliamo di “istruzioni per essere felici”? Siamo sempre stati abituati a pensare alla filosofia come ad una materia riflessiva, di sola elucubrazione, quando in realtà i filosofi antichi ci hanno fornito un vero e proprio “manuale dell’uomo felice”: è forte, infatti, l’elemento pratico nelle correnti di pensiero del passato. Uno degli elementi chiave della gioia umana è, per loro, l’equilibrio in ogni aspetto dell’esperienza di vita, quindi gli epicurei, considerati da sempre “goderecci”, non erano totalmente in contrasto con l’elemento meditativo, come anche gli stoici, classici “ignavi”, sottolineavano che i piaceri non vanno condannati del tutto. Questo filone di pensiero dell‘equilibrio viene ripreso anche per quanto riguarda il rapporto dell’uomo con il suo simile: bisogna, certo, essere riflessivi ed avere tempo per meditare sull’esistenza, ma al contempo gli esseri umani più felici sono coloro che pensano più agli altri che a se stessi. E’ in questa atmosfera di pace quasi orientaleggiante che Armando Massarenti, direttore dell’inserto culturale del “Sole 24 ore”, ambienta la sua conferenza, spaziando tra l’antica Grecia e la neuroscienza per realizzare ciò che ancora nessuno è riuscito a fare: dare una definizione di felicità e spiegare come raggiungerla. Come sempre, per determinare il significato di un termine, l’etimologia greca ci viene in aiuto, dicendoci che la “felicità” era per gli ellenici l‘”eudaimonia”, ovvero la “fioritura umana”. Dunque, essa è letteralmente la capacità di completare noi stessi, di raggiungere il nostro scopo come persone. Per fare ciò, è fondamentale mantenere dei punti fermi nella nostra routine quotidiana, per quanto possa essere complicato rimanere sempre gli stessi in una società che ci spinge alla metamorfosi continua.
Oltre alla felicità del singolo, più “conosciuta” perchè sperimentata da noi in prima persona, esiste però anche la “felicità pubblica”, che potrebbe, e sottolineo potrebbe, esserci data dalla politica: avere politici più altruisti, che si occupano davvero di noi, ci renderebbe cittadini e persone più serene. Tuttavia, il punto non è solo questo e, per la verità, il pubblico è legato molto più strettamente al privato di quanto possa sembrare. Noi ci sentiamo bene quando sappiamo di essere rappresentati in maniera corretta e quando percepiamo che le nostre idee non sono solo un grido nel vuoto, ma sono in qualche maniera decisive, ed è proprio qui che sta il problema dell’Italia. Nella penisola abbiamo sempre avuto la sensazione, che si è ancora più acuita negli ultimi tempi, di non essere padroni delle scelte collettive, che il governo del nostro Paese non sia stato scelto da noi, di non essere parte della vita politica, che tuttavia ci riguarda in prima persona.
Giunti quindi alla conclusione che l’Italia sia il peggior Paese in cui vivere in quanto a felicità, capiamo come questa conferenza ci sia particolarmente utile, poichè abitanti del Bel Paese, e ringraziamo Armando Massarenti per le utili dritte.
Francesca Romano & Federica Rolfo
Liceo Alfieri, Torino
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