Nell’ottobre del ’63 si riunì a Palermo un gruppo di giovani intellettuali accomunati da un unico intento: criticare il metodo di lavoro proposto da letterati a loro precedenti, troppo conservatori, ancora legati alla tradizione e quindi privi di creatività e “vitalità”.
Il nuovo movimento venne così identificato come neoavanguardia, prendendo le distanze da ogni modello di avanguardia che si inseriva nel panorama internazionale del ‘900.
Esso non si soffermava ad una critica del modello sopra citato, ma andava oltre; proponeva infatti un nuovo modo di fare letteratura, che pur se circoscritto ad una piccola realtà italiana riuscì a rompere gli schemi sui quali aveva posto le proprie basi una letteratura nazionale, accolta da un pubblico vasto.
Il Gruppo 63, non centra infatti il proprio dissenso attorno alla poetica di un gruppo di artisti a loro antecedenti, bensì promuove un nuovo metodo di lavoro costituito da polemiche e un continuo confronto tra opere letterarie e scrittori che prendevano parte al movimento.
La scrittura rompe così lo schema tradizionale e promuove uno sperimentalismo linguistico, distante da ogni spirito di competizione e che trova la propria forza nelle differenze, all’interno delle quali “c’è un comune interesse di sviluppo in ambito letterario”.
Cristina Pirazzini, Liceo L. Ariosto Ferrara.
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