L’aquilone era davvero riuscito benissimo, con le parti ben tese in tre colori diversi, verde blu e giallo e una coda lunghissima formata da tanti anelli rossi.
«Ecco fatto. Andiamo?».
«Andiamo dove?».
«Sulla riva del lago e farlo volare».
Paul aveva preso proprio in quel momento la storica decisione: basta andare di soppiatto da Teresa; poteva portarla con sé fra gli amici e non era necessario far sapere che si trattava di una bambina nascosta!
[…] «Ma io non posso venire con te» obiettò lei. «Lo sai che nessuno mi deve vedere».
«Dirò che sei mia cugina […] la cugina italiana» tagliò corto il ragazzo. «E poi ti insegno io qualche parola. Ja vuol dire sì, no di dice nein. Se ti chiedono come ti chiami dici: mein Name ist Teresa […] Insomma, vieni o no? L’aquilone lo hai fatto quasi tutto tu e non vuoi vedere se vola?»
Teresa pensò che in fondo Paul aveva ragione: perché non doveva provare il suo aquilone come gli altri ragazzi?
Non piangere non ridere non giocare, di Vanna Cercenà, Lapis, p.77-78
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