I giorni seguenti Serge dovette fare i conti con la miseria delle sue vendite. Sebbene non avesse mai davvero fame e la bambina non reclamasse mai del cibo, non riuscivano a vendere quasi nulla. Da tempo avevano deciso che la fila alla mensa dei poveri era troppo lunga e non valeva un piatto di zuppa insipida e poco nutriente.
Fu per Bill che acconsentì, solo per lui. Giacché se era vero che ce n’erano centinaia come lui nel sottosuolo,a Poortown e in tutta New York, lui conosceva Bill e di quel bambino si sentiva oramai responsabile.
Sì, la miseria delle sue vendite e il bisogno che avevano di soldi l’avevano convinto, e i due avevano finito con il passare dei giorni per perfezionare la loro tecnica. L’uomo fermava gli avventori di locali colmi di persone, li distraeva proponendo loro i suoi prodotti o raccontando qualche aneddoto divertente, e la bambina, senza che nessuno si accorgesse di lei, li alleggeriva di un portafoglio o di un orologio.
Aveva mani delicatissime, quasi fatate. Dovevano solo fare attenzione a non farsi beccare, o per loro e per Bill sarebbe stata la fine.
La doppia vita del signor Rosenberg, di Fabrizio Silei, Salani, p. 70
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