Venerdì 9 maggio, ore 19.05. Il clima all’entrata della Sala 500 è caotico, c’è grande attesa per l’inizio della conferenza “Comunicare la fede nella società” dove si confronteranno lo scrittore Claudio Magris e l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio di cultura, guidati nel dibattito da Mario Calabresi, giornalista e direttore del quotidiano “La Stampa”.

Dopo alcuni problemi di organizzazione si dà il via all’incontro e immediatamente tra il pubblico, infastidito per il ritardo e stremato dopo la lunga giornata, cala il silenzio. Non è un silenzio forzato, di circostanza, è un silenzio rispettoso, naturalmente ingiunto dalla presenza di personaggi di tale importanza, carico d’attesa, quasi elettrico. Ci prepariamo a prendere convulsamente appunti, aspettandoci una complicata discussione infarcita di luoghi comuni e conflitti irrisolti.

Mai un aspettativa fu più sbagliata. Ed ecco il primo insegnamento, seppur implicito, impartitoci da questi intellettuali: non fermarsi ai pregiudizi. Prende forma il dialogo e immediatamente la sala viene assorbita dal flusso ininterrotto di parole e frase dopo frase crolla ogni certezza, viene rivoluzionata l’opinione che fino a quel momento abbiamo avuto di fede, credenza, laicità.

Partendo da un problema oggettivo che affligge la Chiesa, l’incapacità di comunicare chiaramente ad un pubblico non specialistico, si apre un dibattito esistenziale, tanto complesso e affascinante da sconfinare nella filosofia.

In primo luogo è richiesta la pazienza di comprendere prima di giudicare, perché non esiste nulla di più irrispettoso del disprezzo a priori. Bisogna poi distinguere tra l’accezione comunemente usata per la parola laico ed il suo significato originale. Come spiega Magris, l’aggettivo non significa propriamente non credente, ma vuole denotare un modo di pensare , indipendente dalla propria fede religiosa: di conseguenza i due termini non sono come si crede antitetici ma al contrario possono coesistere, completandosi a vicenda.

Benché sia difficile crederlo, uno stretto rapporto lega anche la religione e la scienza, visto che per comprendere intimamente la teologia è necessario interrogarsi: le religioni infatti, sostiene Monsignor Ravasi, non hanno il compito di confortare i fedeli ma di instillare il dubbio, proponendo una serie ininterrotta di domande. Interessante come siano della stessa opinione personaggi decisamente anteriori alla diffusione del Cristianesimo, tanto che il celebre filosofo Socrate è ricordato per il suo aforisma “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”, o non aderenti alle dottrine religiosi, uno fra tutti Oscar Wilde che sosteneva che “Tutti sono capaci di dare risposte ma ci vuole un genio per fare delle domande”.

L’argomento è senza dubbio assai vasto e complicato ma approfondendolo ci si rende conto di quanto sia universale e indispensabile da conoscere, anche solo per essere pienamente consapevoli di ciò che si disprezza.

In un momento come questo, dove il male è onnipresente e sembra impossibile non accettarlo, anche solo per essere controcorrente, dovremmo interessarci al bene, procedendo oltre i luoghi comuni e gli stereotipi.

Vittoria Grassi, Davide Machiorlatti

Redazione Alfieri