Maurizio Maggiani ha presentato al Salone del libro 2014 il suo nuovo testo Figli della repubblica, un’invettiva contro la generazione del dopoguerra che, secondo l’autore, ha trascurato il suo paese e ha reso vane le azioni compiute nello scorso secolo. Il libro è un soprattutto un invito a lasciare il mondo in eredità ai figli, non solo a darlo in prestito, e a cedere dunque il posto ai più giovani. L’utilizzo di una forma retorica come l’invettiva ha il preciso scopo di ammonire i coetanei dello scrittore e di esporre le sue ragioni per il rimprovero, dovuto alla visione di un paese costruito con fatica e lasciato andare da solo alla deriva. Dopo la più grande tragedia subita nella storia, gli uomini avrebbero dovuto patire almeno una parte della fame e delle ingiustizie che hanno preceduto il loro arrivo al mondo, mondo donatogli nuovo e con un futuro promettente dai sacrifici di chi aveva combattuto la guerra e ne ha portato le ferite. Secondo lo scrittore è stata una maledizione trovarsi il risultato degli sforzi dei loro padri, poiché hanno pensato di possedere l’immortalità e non si sono fatti da parte.  A incorniciare questa illuminante autocritica sono stati i commenti e ringraziamenti di un rappresentante dei figli della generazione del dopo guerra, Paolo di Paolo, che parla di quest’invettiva descrivendola in alcuni casi commovente e originale. Probabilmente pochi padri si immolerebbero al giudizio del proprio figlio in pubblico, ma Maggiani non ha paura di criticarsi per incoraggiare a rinnovare un mondo ormai danneggiato.

                                Giulia Amerio e Maddalena Valentini

Redazione liceo Alfieri