Nella ventosa giornata di domenica 11 maggio 2014, al Giardino Nicola Grosa di via Giovanni Falcone ha avuto luogo l’intervista ai due scrittori Lorenzo Beccati e Maurizio De Giovanni, autori rispettivamente di “Pietra è il mio nome” e “Buio”.

Ma a dispetto delle intemperie che sembravano determinate a sradicare il tendone che ospitava gli scrittori, gli argomenti dei due libri sono entrambi forti e toccanti.

I protagonisti del romanzo storico di Beccati – autore di “Striscia la notizia” e doppiatore del Gabibbo da oltre vent’anni – sono: Pietra, una giovane donna intelligente, astuta e intraprendente, capace di risolvere casi di omicidi; una Sherlock Holmes di altri tempi che è però costretta a fare un passo indietro e nascondersi dietro un oggetto, la bacchetta da rabdomante (ramo di nocciolo dalla forma particolare, all’epoca utilizzato per scovare fonti d’acqua, persone o cadaveri scomparsi); ed infine la Genova del 1601.

La bacchetta, solitamente usata dagli uomini, è l’“arma” dietro alla quale Pietra si nasconde, poiché la mentalità dell’epoca non concepiva l’idea che una donna potesse possedere le qualità adatte a risolvere un caso di omicidio,intorno a cui si sviluppa la trama del romanzo.

La protagonista è solita farsi chiamare Petra, poiché il suono del suo nome – che rispecchia il suo carattere determinato – dà un’idea troppo forte e irruente di sé. Ma, con l’avanzare del romanzo, “Pietra è il mio nome” si scopre essere l’urlo di battaglia della giovane forte e combattiva.

Tematica principale del romanzo è la condizione umana: è forse cambiata poi molto dall’epoca medievale ad oggi? Gli episodi della donna crocifissa a Firenze e quello delle duecento ragazze rapite e poi vendute come schiave del sesso non sono forse il frutto di una mente perversamente arcaica? L’egocentrismo collettivo ci porta a sopravvalutare la nostra mentalità: ci convinciamo che sia molto lontana da quella dell’epoca, quando in realtà i fatti di cronaca – come i sopraccitati – rivelano che così non è.

La considerazione con cui Beccati ci saluta, è il punto di incontro tra i due romanzi: il contenuto di “Buio” di Maurizio De Giovanni, che racconta la storia di una squadra di polizia sulle tracce del rapimento di un bambino, è altrettanto forte ma più attuale. Nonostante sia ambientato nella Napoli contemporanea, è comparabile a quello di Beccati mediante i fatti della trama che rivelano lo stesso modo di pensare obsoleto e primitivo dell’uomo.

L’intera narrazione si sviluppa nella parte buia e degradata della città. Lo scrittore napoletano illustra alla conferenza come quest’ultima abbia un quartiere “bene” a ridosso del quale c’è sempre il suo doppio nero. Ne sono un esempio i cosiddetti “quartieri spagnoli”, nel centro di Napoli che ospitano oltre 50’000 abitanti, un agglomerato di vicoli, case, palazzi e giardini in cui non si trovano però né scuole, né ospedali. De Giovanni, che scopre la passione per la scrittura per caso, ci mostra perciò una lotta fra schieramenti contrapposti con gli occhi di chi quella città l’ha vissuta.