Mi chiedo spesso se quello che porto e che faccio ogni giorno a scuola sia importante.

Insegno nel Liceo dove ho studiato io, dove hanno studiato anche i miei amici, le mie figlie; per qualche anno sono stata collega dei miei docenti, e faticavo con il “tu”.

Ma da qualche tempo la faccia di questa scuola, per me davvero familiare, è mutatissima: ci sono le COMPETENZE, le ALTERNANZE, l’EXTRA moenia. La mobilità studentesca internazionale (una mia passione), gli scambi di classe, l’educazione interculturale, l’inglese anche oltre l’inglese cioè dentro alla scuola c’è il fuori, si sta fermi e si va sempre lontani, si possono respirare infinite arie diverse.

A me questa cosa piace, fa bene alla letteratura italiana e alla lingua latina che insegno, continua a far imparare colui che docet  e mi conferma del bel movimento, nel mondo, delle persone che pensano e sono curiose. Il mio progetto di ASL ha il titolo di un verso di Gaber, un autore che i ragazzi delle mie classi non conoscono più e che stava in un’Italia che anche io non mi ricordo bene. Quest’anno finalmente approdo a Torino e all’evento del Salone del Libro, dopo gli incontri con gli autori nella nostra aula magna e i tirocini nelle nostre librerie cittadine, dopo le videoconferenze e le molte email con Augusta (che ringrazio anche da qui); “chi desidera, ma non agisce, semina pestilenza”, scrive William Blake. Facciamoci attenzione.

Prof.ssa Mariarita Semprini