È difficile immaginare un contesto di così grande fermento intellettuale ed emotivo, come quello in cui oggi si è svolta la cerimonia di inaugurazione della XV edizione del festival del libro “Pordenonelegge”.

Ospite d’onore è stato il famoso scrittore israeliano David Grossman, accolto nell’occasione da numerose autorità tra cui il  presidente della regione, Debora Serracchiani, e dal  sindaco, Carlo Pedrotti.

A Gianmario Villalta, presidente del festival, è stato affidato il compito di coordinare l’incontro e di intervistare il poliedrico autore, la cui immensa opera letteraria, è rivolta sia ad un pubblico giovanile “, sia ad un pubblico adulto, fino all’impegno politico e civile preso nei confronti del conflitto mediorientale.

Molte delle sue opere più note hanno come sfondo, infatti, la guerra che tutt’ora imperversa nella regione palestinese, anche qualora affrontino tematiche solo apparentemente più leggere ed evasive, come l’amore e i rapporti sentimentali. Qual è il caso di quest’ultimo romanzo, nel quale la scrittura diviene propriamente e consapevolmente mezzo di evasione da una realtà sentita come caotica, e da una vita profondamente segnata dagli orrori del conflitto. Fondamentale in questo contesto, è la ricerca di un linguaggio con il quale descrivere il terribile trauma della morte, poiché le parole, come affermato dallo stesso autore, spesso vengono a mancare, rendendo il momento ancor più tragico.

Questo è il senso di smarrimento e di impotenza che si impossessa dei personaggi di uno dei suoi ultimi lavori “A un cerbiatto somiglia il mio amore”. Orah una madre israeliana che accompagna, nella cupa atmosfera della guerra, suo figlio Ofer, che in ebraico significa cerbiatto, sul confine Cisgiordano, sembra essere proprio la raffigurazione dell’autore stesso, catapultato all’interno del romanzo assieme a tutta la sua sofferenza e alla sua passione. Lei è come molti, una persona fragile che, inizialmente, piuttosto di affrontare ed accettare la cruda realtà della possibile perdita del figlio, preferisce ritirarsi in un profondo ed angoscioso isolamento, quasi a voler posticipare quel momento di atroce sofferenza del quale rimane però pienamente consapevole. Intraprende un lungo pellegrinaggio in Galilea, e a mano a mano che si allontana dalla sua terra, anche la sua mente si estranea, fuggendo con lei dall’incombente pensiero della morte. Il cammino della donna non è, dunque, un mezzo per raggiungere un luogo definito, preciso, ma piuttosto svolge una funzione terapeutica, simile a quella di cui l’autore stesso beneficia nella stesura dei suoi libri. Grossman distingue il percorso dell’uomo i due grandi tronconi “il percorso rettilineo” che tende a qualcosa ed è dinamico ed evolutivo, e il “percorso circolare”, un movimento che, svolgendosi più nella mente che nel corpo della persona, aiuta a riflettere e a metabolizzare la catastrofe. Proprio lo stesso percorso circolare che le persone compiono incessantemente quando sono coinvolte in una profonda riflessione. Il pensiero in questo caso è incentrato nella ricerca estenuante delle parole che, come detto prima, sono fondamentali per esprimere il proprio dolore ed in questo modo cominciare a gestirlo e poterci convivere.

Tornando a quello che è il tema del conflitto mediorientale che, durante tutto l’incontro è stato tenuto in secondo piano, ma che alla fine è emerso in una coraggiosa domanda di Villalta, Grossman risponde puntuale rimanendo su una posizione del tutto pacifista, nella quale è chiara però la sua visione del conflitto.

La guerra che si è protratta negli ultimi sessantasette anni secondo l’autore è stata, come tutte, un’enorme spreco di tempo, energia ed occasioni. Ripensando a ciò che si sarebbe potuto creare, invece di distruggere, se solo le due nazioni fossero state in vicendevole accordo, si intuisce quanto enorme sia la stupidità e l’inutilità della guerra, qualsiasi sia la motivazione che l’ha creata, da quella economica a quella religiosa. Insomma, quello di Grossman è un grandioso e solenne inno all’amore e alla pace.

Redon Kodheli, Lorenzo Modena

Liceo classico Vittorio Alfieri – Liceo scientifico Michelangelo Grigoletti