Come scrivere un curriculum? Come presentarlo? Cosa metterci? La prima domanda da porsi,spiega Alberto Notarbartolo stamattina in Biblioteca Ariostea, è a chi lo stiamo inviando. La persona che guarda il nostro curriculum ci dedica su per giù 10 secondi, e gli bastano per decidere se siamo la persona che cerca. Per decidere del nostro futuro. Per questo deve essere corto. Per questo è importante che qualcosa attragga l’attenzione.

Far stare la nostra vita in una pagina è un lavoro gravoso, oltre che cinico verso noi stessi: questo lo metto,questo no, è decisamente inutile. Non è un’operazione semplice, si inizia a sbagliare già nelle prime banalità.  Nome,cognome,data di nascita. Domicilio? Residenza? Trenta numeri di cellulare? Dove siamo in Questura? Solo se strettamente necessari!

Un pensiero di affetto a tutte le Paperina79, che con il loro indirizzo mail hanno perso un colloquio di lavoro. Attenzione anche al formato del file, e a dargli un nome adatto. È la cura dei dettagli che fa capire che su quella lettera di curriculum ci abbiamo speso del tempo,e che potenzialmente ci impegneremo così anche nel lavoro.

Dobbiamo immaginare la persona che leggerà la nostra lettera come il più frustrato, vecchio e cattivo uomo che incrocerà il nostro cammino. Vietato vantarsi. Via il nostro voto di “millanta e lode” e l’elenco degli esami tutti 30. Le foto solo se necessarie, perché rischiano di dare l’idea sbagliata di noi. Paperina79 con la sua scollatura profonda è un po’ fuori luogo.

Questi i consigli più importanti che Notarbartolo ha dato al suo giovane pubblico, la maggior parte ragazzi sui vent’anni che cercano lavoro. Dal punto di vista psicologico, è abbastanza provante: bisogna essere spietati verso se stessi, e viene da chiedersi… Perché? Ma chi me lo fa fare? Io sono questo, ho fatto questo, e lo scrivo così. Punto e basta. Ma non è un’autobiografia. Il curriculum non siamo noi. Sono una versione splendida e inattaccabile di noi. In 10 secondi.

Ludovica Barbieri
Liceo Classico L. Ariosto