Sala piena e gente in piedi per la conferenza “Il silenzio uccide” tenuta da Jonathan Whittall, volontario di Medici Senza Frontiere, e Filippo Gaudenzi, caporedattore della cronaca del Tg 1, al Festival dell’Internazionale. Apre le danze Filippo puntando il dito sulla generale ignoranza e l’indifferenza degli italiani a proposito delle crisi nel mondo. Con un paio di battute iniziali riesce a catturare l’attenzione e la curiosità del pubblico e dice una grande verità che coinvolge tutti: chi può negare, infatti, che una notizia di Tg ci colpisca di più se viene toccato un italiano piuttosto che dieci stranieri? Nessuno, quindi Gaudenzi ha ragione. E chi può negare che la frase più gettonata dai media in generale sia “mai più”? Mai più ai massacri, mai più alle armi, mai più alla gente che muore di fame. Ma il nostro mai più è una mera intenzione di facciata, perché per renderla concreta bisognerebbe davvero fare qualcosa in questa direzione. Jonathan Witthall interviene raccontando l’attività di MSF, ovvero quella di prendere posizione, esprimersi portando avanti un atto di resistenza all’ignoranza e, nel concreto, alleviare le sofferenze e salvare le vite delle persone strettamente coinvolte dalla crisi. Il loro ruolo è quello di lanciare un allarme forte e capire i motivi politici per cui tutto ciò viene ignorato. E mentre i media si preoccupano di etichettare ogni individuo come “rivoluzionario”, “rivoltoso” e simili attributi, il vanto di MSF è quello di considerare chiunque prima di tutto un “paziente”.
A questo punto Gaudenzi solleva un altro problema. Si deve sì sensibilizzare la gente, ma come? Partendo dal presupposto che a noi, mediamente, interessano di più le notizia negative, rimane il dubbio di come avvicinare l’Italia alla crisi nel mondo quando di notizie negative, in Italia, ce ne sono a sufficienza. Chiaramente il giornalista non ha la risposta, altrimenti la conferenza perderebbe di senso.
Ultimo argomento, a conclusione del dibattito, è il problema di comunicazione tra i media e il pubblico, i primi che tendono sempre di più a dare al pubblico quello che vuole e i secondi che hanno richieste sempre più basse.
“Non sappiamo se le parole salvino la vita, ma sappiamo che il silenzio uccide” (MSF)
Federica Bellotti (Liceo Alfieri)
Marina Maina (Liceo Alfieri)
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