Encore: termine che in francese ha un doppio significato. Ancora, un corpo. Ancora quello che io ho, lo stesso corpo, lo stesso volto, lo stesso nome. E’ questo il miracolo dell’amore, che porta continuamente a desiderare, quasi come la primavera che si rivive ogni anno, ed ogni anno è la stessa, solo con un giorno nuovo.

Massimo Recalcati, psicanalista e scrittore,  nell’incontro tenutosi nella Sala Gialla del Salone Internazionale di Torino, ha presentato il suo ultimo libro “Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa”.

Si concentra sul tema dell’amore e sul significato che esso ha assunto al giorno d’oggi. Come accade al protagonista del suo libro, l’amore si fonda su un’aspirazione al “per sempre”, ma nessuno, tuttavia, assicura che l’amore possa realmente durare in eterno. Talvolta infatti è destinato a finire e nasce con una scadenza, come dimostrano amanti, matrimoni che terminano con il divorzio e la predilezione di convivenze temporanee a legami matrimoniali. Gli psicanalisti sostengono che ogni amore sia destinato a portare con sè “il germe della sua agonia”. Questo assioma di tipo culturale è fortemente rappresentato dalla nostra società, tanto che l’autore lo paragona all’attuale mondo del mercato. L’amore è un legame sempre più liquido e temporaneo, schernito e disprezzato nel nostro tempo, che si fonda e vive principalmente su due menzogne: la libertà e il nuovo.

La concezione dell’uomo libero spesso viene interpretata attraverso un capriccio e si basa sulla convinzione che l’essere umano si basti da sè e sia auto-centrato. Questo porta gli psicanalisti ad affermare che nessuno di noi è causa di se stesso, in quanto ci si forma a vicenda ed “ognuno diventa un’entità concreta soltanto attraverso il suo complementare”. La menzogna del nuovo è invece dovuta a ciò che manca, ma di cui abbiamo bisogno. La felicità, la soddisfazione e la verità – afferma Recalcati – consistono nel ricercare sempre il nuovo e ciò di cui non si dispone.Tutto si consuma troppo rapidamente, perchè il miraggio è in ciò che ancora non possediamo, nel nuovo. Quest’ultimo si ricongiunge sempre a ciò che si è posseduto e da cui abbiamo ricevuto una mancanza o una delusione e nasconde sempre la medesima insoddisfazione.

Freud direbbe  “non c’è amore più esposto di un amore che ricerca l’ideale” Questo stesso ideale si rovescia nel suo contrario ed è proprio da esso che viene generata la delusione.

In contraddizione a ciò che affermano gli scienziati, Recalcati afferma che sono la durata, l’intensità e l’esperienza a rendere più intenso il sentimento. Riflette, inoltre, sul valore della fedeltà, considerandola non una rinuncia, ma un costante aumento di speranza e desiderio.

Espone il trauma della ferita amorosa, riflettendo su come gli uomini spesso, afflitti dal dolore e dalla mancanza di fiducia, arrivino a considerare la vita priva di senso, fuggendo e temendo l’amore.

In conclusione esamina il perdono, il suo valore e la difficoltà di concederlo a chi ha distrutto il mondo di coppia, a chi ha dato vita ad un tradimento non mantenendo fedeltà ad un patto ed ha frantumato quell’eternità idealizzata da tutti. In relazione a ciò, risulta rilevante la netta differenza tra lutto e perdono. Il primo è legato alla perdita irreversibile di una persona casa, alla quale segue l’eterno ricordo. Il lavoro del perdono, invece, consiste nell’attraversare e ri-attraversare l’offesa subita, armandosi di tempo, fatica e dolore per restituire vitalità e sentimento a ciò che sembrava morto.

Federica Brutti e Federica Guizzo

Redazione Alfieri, Torino