Auditorium, ora di pranzo, ma il pubblico non demorde: per David Grossman, famoso scrittore israeliano, la fila è lunghissima. L’autore è qui al Salone per presentare il suo ultimo libro, “Caduto fuori dal tempo”: in una città immaginaria un padre si alza da tavola improvvisamente ed esce di casa per andare “laggiù”; ma che cosa o dove si trova questo “laggiù”? Non è un luogo, ma è un punto in cui si ricongiungono la vita e la morte, nel quale coesistono la presenza e l’assenza. Questo padre spera di poter ritrovare un figlio perduto anni prima, per poter parlare di ciò che è successo, superando un timore e un lutto. 

Grossman, immedesimandosi nel padre “orfano” del figlio, ha scritto questo libro per andare contro l’istinto di protezione e il senso di soffocamento causati da una catastrofe: ci si sente intrappolati, immobilizzati, fossilizzati, incapaci cioè di fare qualsiasi cosa. L’arte di scrivere è stata una terapia per David, che è riuscito così a sorpassare e “celebrare” la catastrofe avvenuta e a muoversi liberamente.

Il libro, un insieme di canto e poesia, è stato scritto inizialmente in prosa: Grossman però, incapace di andare avanti, ha sentito la necessità di rompere le righe e la scrittura stessa, “per manifestare la rottura di regole della morte”. Infine la forma ha trovato il contenuto, poichè “lo stile è come la pelle del libro che non può essere separato dal racconto”.

Probabilmente, anche l’autore, attraverso la storia del suo personaggio, è riuscito ad avvicinarsi ” a un millimetro dal laggiù” (שם in ebraico), graffiando la superficie dell’ermeticità in cui era intrappolata la sua anima.

Grossman è riuscito così a tradurre il silenzio in parole, in poesia.

 

Irene Camerani,   Valentina Govoni, Caterina Marzocchi

Liceo Classico Ludovico Ariosto, Ferrara