18 aprile 2013
India, violentata e uccisa a sei anni.
Rabbia in piazza, scontri con la polizia.
03 marzo 2013
Siena, trovato il cadavere
di una donna colombiana.
Il corpo è stato rinvenuto nel pomeriggio, in un appartamento in centro, con una ferita alla testa. Forse la donna era una prostituta.
02 marzo 2013
Udine, donna uccisa dal marito
Colpita alla testa con mazza da baseball.
L’uomo è stato fermato dai carabinieri. Il delitto è avvenuto in casa nel primo pomeriggio. La vittima aveva 42 anni.
27 febbraio 2013
Rieti, uccide a bastonate
la sua compagna.
L’uomo ha poi chiamato la polizia e il 118. I medici non hanno potuto che constatare la morte della donna. Alla base del delitto una lite.
Questo è solo un piccolo elenco, di una lista molto più grande. Un elenco che raccoglie le storie di mogli, ragazze come noi, che oggi non ci sono più, uccise per la sola colpa di essere donne.
Oltre allo scalpore e all’amarezza , che colpiscono ognuno di noi, quando vengono riportate tali tragedie, ad una seconda osservazione si può notare come, molto spesso, questi casi presentino delle congruenze: innanzitutto le modalità dell’omicidio: sono cosiddetti “omicidi passionali”, in quanto determinati da un eccesso di ira e di violenza , che sfocia nell’atto criminale. Si uccide a bastonate, si uccide con la mazza da baseball, si sfregia con l’acido, si da fuoco. Ogni singolo gesto esprime una brutalità ed un’ aggressività represse che vengono scaricate sulla donna, moglie, madre. Una seconda caratteristica riguarda il movente: perché si uccide la compagna di una vita, la madre dei tuoi figli? Cause scatenanti generalmente sono liti molto accese, oppure la maledetta gelosia. La causa più sconvolgente e insopportabile rimane quella che troppo spesso sentiamo affermare da questi criminali: “l’ho uccisa perché l’amavo”, “l’ho uccisa perché non potevo sopportare l’idea di lei con un altro uomo: o mia o di nessuno”. Il problema è proprio questo: o mia o di nessuno. Si crede che amare una persona, implichi avere un’esclusiva, implichi essere di proprietà del partner: mai tutto ciò fu più falso. L’amore, quello vero, non rinnega la libertà, non umilia, non sfregia, non uccide. Uccidere una donna, non significa uccidere “solo” una persona: significa uccidere il suo mondo, significa uccidere i suoi figli. Troppo spesso infatti, le vittime sono madri di bambini piccoli. Bambini che, molte volte, si ritrovano, loro malgrado, al centro dei litigi, al centro delle violenze (non denunciate) che le loro madri sono costrette a subire. A mio parere è femminicidio ogni volta che una donna è oppressa da violenze psicologiche e/o fisiche, in quando è la sua dimensione più intima ad essere demolita.
Consapevoli di tutto ciò, dobbiamo essere noi la voce di donne e madri che tutt’oggi subiscono soprusi e che non hanno la forza di denunciarli, perché fermate dalla paura. In un’Italia ancora troppo cieca , sorda e muta di fronte a questi delitti.
Sara Hamado, Liceo Classico L.Ariosto Ferrata
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