All’origine di molti versi di Eugenio Montale ci sono le sue muse.  Esterina, Irma, Annetta, Dora, Gerti, Annalisa: l’amore che il poeta provava per le donne lo trasferiva nei suoi versi ed era per lui una delle principali ispirazioni poetiche.  Così Giuseppe Marcenaro, nell’incontro L’attualità di Montale, presso lo Spazio Incontri, ha introdotto la figura del Premio Nobel, anche in virtù della sua diretta conoscenza del poeta e di alcune delle donne della sua vita.

A proposito di questo tema sono intervenute anche Giusi Baldissone e Carla Riccardi, che con i loro libri, rispettivamente Le muse di MontaleMontale dietro le quinte, hanno analizzato l’aspetto più privato della vita di Eugenio Montale.  Ed è proprio dal quotidiano che il poeta genovese creava le sue poesie: partendo da un elemento reale egli idealizzava ciò che attraversava il suo campo visivo, in una sorta di componimento alla Guernica dove ogni oggetto veniva caricato di un  simbolismo particolare che marcava un passaggio dalla sfera visiva a quella poetica.

Lo stesso simbolismo era presente nella figura femminile, che secondo Giusi Baldissone può essere divisa in tre tipologie. La prima è la donna angelicata, ispirata alla figura materna, donna bella ma lontana; altra tipologia è quella delle donne mostruose, come la domestica Maria Bordigoni, nei confronti delle quali Montale tentava di staccarsi, ma che non è mai riuscito ad  abbandonare. A chiudere l’elenco delle tipologie la donna complice, che l’autore individua in figure come la sorella Marianna, la moglie Drusilla Tanzi e Lucia Rodocanachi.

La sintesi che se ne ricava è un modello simile alla Beatrice dantesca, che mette in relazione il genio poetico di Eugenio Montale con quello di Dante Alighieri e che fa del nostro Premio Nobel uno dei ulteriori vanti della letteratura italiana.

Chiara Astancolli e Francesco Lipparini, Liceo Classico L.Ariosto, Ferrara