Motivazione
Ho scelto questa parola perché credo che uno dei grandi problemi culturali legati al femminicidio (e alla condizione delle donne in generale) sia quello di considerare i diritti privilegi e conseguentemente non riconoscerli come tali.
Irina Aguiari, Liceo Ariosto, Ferrara
VOCE
Motivazione
Ritengo sia quantomai vitale oggi, dare una voce, alle migliaia di compagne, mogli, madri che vengono aggredite, violentate, uccise, da chi ritiene di amarle. E’ necessario proteggere tutte le donne che rimangono in silenzio, non solo per paura delle violenze psicologiche e fisiche, che esse stesse possono subire, ma per tutelare i propri figli, che spesso rimangono vittime di questo brutale circolo vizioso. Dobbiamo essere noi la loro voce. Denunciando I soprusi e le violenze, potremmo proteggere donne e bambini innocenti.
Sara Hamado del Liceo Classico Ariosto, classe III B
UXORICIDIO
Motivazione
Letteralmente uccisione della propria moglie. La prima causa di morte delle donne europee: non il cancro, l’ Aids o gli incidenti stradali, ma la morte per mano di mariti, fidanzati, compagni. Atto giustificato da gelosia o persino dalla salvaguardia dell’onore della famiglia nei casi di adulterio. E’ stato necessario introdurre questa parola nei vocabolari per discriminare dettagliatamente questo dagli altri casi di omicidio, come se questa parola in sé non fosse abbastanza pesante fra le pagine dei dizionari, abbastanza amara nelle orecchie, ove echeggia. Auspicabilmente eliminabile questa parola, ma solamente quando non vi sarà più bisogno della sua presenza, perché fenomeno sociale superato. Le parole sono un insieme di grafemi da cui derivano fonemi ecc. ma rimangono vuote se le persone non danno potere a queste; allora salviamo questa parola, facciamola urlare in tutte le strade, in tutti i palazzi, in tutte le piazze, in ogni città… ma eliminiamola quanto prima possibile. Primo passo di una lunga lista.
Eller Conti, ex Liceo Ariosto, Ferrara
MURA
Motivazione
Ho scelto questa parola, perché penso che per ogni singola violenza che una donna subisce, le quattro mura domestiche si rivelino una prigione. Una gabbia, dove la Donna nasconde in silenzio la propria ingiusta vergogna e il proprio inevitabile dolore, ma allo stesso tempo lo spazio in cui il Maschio perde la sua dignità e, senza alcuna giustificazione, viola i diritti del sesso a troppi noto come debole.
Cristina Pirazzini, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
“NO!”
Motivazione
Ho scelto questa semplice parola perché spesso non servono discorsi o parole lunghe e complicate per parlare di un tema così delicato, il “no” come risposta è più coraggioso ed efficace per combattere la violenza ed è semplicemente un piccolo passo per spegnerla.
Caterina Massarenti, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
POSSESSO
Motivazione
Il termine “possesso” non dovrebbe comparire, a mio parere, in nessun ambito delle relazioni che uomini e donne in generale stringono fra di loro. Vale per le amicizie ma vale soprattutto per le relazioni d’amore. Sentire che l’altro/a
ci appartiene, è di nostra appartenenza, non è salutare, perchè innesca meccanismi che, possono portare, come oggi spesso accade per le donne, a finali tragici. L’uomo e la donna sono per natura liberi e tali devono restare. La
donna, che oggi può contare di essere indipendente e autonoma, deve essere lasciata tale e non deve essere vista come una preda, un tesoro, e quindi un possesso, da parte dell’uomo che pensa quindi di poter esercitare su di lei
tutto ciò che vuole, anche la violenza, e avere il diritto di decidere se lei debba vivere, o, morire.
Angelica Hamado, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
PROVOCAZIONE
Motivazione
“Mi ha provocato”: è una frase che è stata pronunciata molte volte negli episodi di violenza contro le donne. È un modo per attenuare la propria colpa e la gravità di questa terribile azione: ma essa non ha giustificazione. Per questo “provocazione” è una parola che dovremmo eliminare dal nostro vocabolario.
Irene Cavallari, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
LUCE
Motivazione
La violenza fisica e psicologia che migliaia di donne subiscono, è capace di catapultarle in un mondo di buio ed oscurità in cui si sentono sempre più cadere e sprofondare. Tuttavia credo sia possibile, attraverso l’informazione e le organizzazioni che operano per aiutare queste donne, far luce su queste vicende affinchè si possa riemergere assieme dall’abisso della violenza e cominciare una nuova vita.
Sara Porta, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
DOMESTICO
Motivazione
La parola che, secondo me, dovrebbe esser eliminata quando si parla di violenza nei confronti delle donne è “domestico”. L’aggettivo, che compare spesso nell’espressione “violenza domestica”, indica in sè una sfera familiare, intima e personale in cui ci sentiamo protetti. Accompagnato alla parola “violenza”, un concetto aggressivo e crudele, costituisce un ossimoro. Secondo me dovremmo sciogliere una volta per tutte questo ossimoro, eliminando la parola “domestico” dagli ambiti crudi e disumani quali le violenze, sia fisiche sia psicologiche, nei confronti delle donne.
Margherita Mastellari, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
LINGUAGGIO SESSISTA
Motivazione
Ormai, la discriminazione delle donne è talmente radicata che anche inconsapevolmente si riscontra nel linguaggio di tutti i giorni. Molto spesso, lo stesso sostantivo può assumere, a seconda del genere, significati
completamente diversi. Per esempio “governante” al maschile significa “reggente”, colui che si trova al vertice di una nazione e la governa, al femminile significa “domestica”, colei che si occupa della casa e dei bambini
della famiglia presso cui lavora. Analogamente, “segretario” può anche indicare l’ente che riveste funzioni direttive in un organo pubblico o in un partito, mentre “segretaria” è sinonimo di “impiegata”. Mi è sembrato un buon punto di
partenza per capire che molto spesso la violenza sulle donne, purtroppo, non è solo fisica ma creata anche attraverso l’uso delle parole.
Caterina Marzocchi, classe II A, Liceo Classico L. Ariosto, Ferrara
LAMA
Motivazione
L’ho scelta perchè è una parola piena di significato, può essere intesa come l’oggetto che ti lascia ferite sul corpo ma allo stesso tempo interiori: la violenza è come un taglio al cuore che ti rovina la vita.
Irene Camerani, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
<< L’ho uccisa perchè l’amavo>>
Motivazione
Si può uccidere per amore?
Si potrebbe addirittura parlare di mistero d’amore: ci sono molte più probabilità che una donna sia uccisa da persone che per tanto tempo hanno fatto parte della sua vita piuttosto che da estranei.
A parer mio però non può essere definito amore ciò che spinge un uomo ad uccidere e nemmeno può avvicinarsi all’odi et amo di catulliana memoria, celandosi dietro ad un odio carico di passione . E’ piuttosto la paura, il timore di perdere un oggetto: la “PROPRIA” donna.
Bisogna quindi interrogarsi sulla risposta che spesso nella quotidianità risulta a titolo di molti articoli in un vortice che affianca amore e morte.
Tuttaviail responso deve essere solo uno: NO.
Silvia Garuti, Liceo Ludovico Ariosto, Ferrara
GELOSIA
Motivazione
Una violenza o peggio un delitto anche se “passionali” non avranno decisamente mai scusanti. Una donna non potrà mai essere proprietà di un uomo e un gesto violento nei suoi confronti, sebbene dettato da “amore” (una forma malata di amore…) sarà sempre inammissibile.
Margherita Dondi, Liceo Classico Ariosto, Ferrara
SAPEVANO
Motivazione
La parola che vorrei vedere cancellata dagli articoli che raccontano di violenza sulle donne è SAPEVANO.”Muore uccisa dal suo ex compagno. Le autorità sapevano, aveva già esposto denuncia per stalking”. ”Sapevano” è la parola che mi fa più rabbrividire in una notizia del genere. Sottintende <<Sapevano, ma forse non le hanno dato troppa importanza. Sapevano, ma non potevano farci granché. Sapevano, ma non è bastato. >> Qualcuno sapeva, ma ormai la donna è morta. La sua vita poteva essere salvata, risparmiata, rispettata! Proprio perchè SAPEVANO, qualcuno sapeva! Ma questa donna, queste donne, sono morte lo stesso. E quando sapevano che sarebbe potuto accadere, beh, è allora che questi delitti si trasformano in tragedia
Ludovica Barbieri, Liceo Classico Ariosto Ferrara