“Intellettuale: s.m. e f., spec. al pl., chi svolge anche professionalmente un’attività di tipo culturale e in virtù delle proprie capacità esercita un’influenza, un ruolo attivo all’interno di una società, di un gruppo e sim.: la classe degli intellettuali, i maggiori intellettuali del nostro tempo.” Così Tullio De Mauro definisce questo termine nel suo vocabolario il Gradit, come ha ricordato lo studioso di biblioteconomia Giovanni Solimine aprendo l’incontro in suo onore che si è tenuto presso la Sala Rossa giovedì nel primo pomeriggio. Tra gli altri ospiti erano presenti anche Giuseppe Laterza dell’omonima casa editrice, Chiara Saraceno, sociologa e filosofa milanese il direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi e l’attuale Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Infatti per De Mauro l’intellettuale è colui che a partire dalla sua competenza si “sporca le mani per costruire la società”, come lui stesso ha fatto in prima persona dedicandosi fino in fondo ad ogni incarico affidatogli, partendo soprattutto da una riflessione linguistica della situazione italiana. Una riflessione di questo genere è presente nel catalogo di linguistica (la sua prima pubblicazione, all’età di 31 anni) Storia linguistica dell’Italia Unita, un saggio che ha fatto scandalo in quanto dichiarava che nell’Italia del Dopoguerra il 14% della popolazione risultava analfabeta e solo il 60% parlava correttamente italiano, ormai considerata una lingua unitaria per tutta la penisola. Per De Mauro, infatti, saper parlare, leggere e scrivere correttamente l’italiano è un diritto costituzionale in quanto la non conoscenza di ciò rende deboli in campo sia lavorativo che sociale, facendo così riferimento all’articolo 3 della Costituzione italiana che dichiara la totale uguaglianza tra i cittadini.
Nonostante gli ovvi miglioramenti da allora, i problemi del sistema educativo in Italia restano ancora numerosi, dal momento che si stima che solo il 30% della popolazione adulta italiana sia in grado di leggere e comprendere pienamente un documento, anche se semplice. Rispetto agli altri paesi europei in Italia l’analfabetismo funzionale è infatti un fenomeno più marcato, in ogni ceto sociale, e spesso gli italiani sono cittadini che non si interrogano intellettualmente e mancano quindi di quel senso di civicness che porta loro a non essere attivi e consapevoli.
La preparazione dei cittadini con competenze linguistiche rende possibile il sapersi muovere in una società complessa come quella di oggi. Secondo Chiara Saraceno, queste competenze di base devono essere fornite dalla scuola, utilizzata come mezzo per lavorare su come si deve apprendere e non solo su cosa bisogna apprendere, sostenendo così una delle tesi di De Mauro. In 7 punti, per lui fondamentali, aveva proposto una nuova idea di scuola mirata a migliorare quella già esistente e che secondo lui mancavano nella riforma Buona Scuola di iniziativa del governo Renzi.
Ha concluso l’incontro la moglie di De Mauro, Silvana Ferreri, esponendo le idee del defunto marito sugli studenti e sugli insegnanti, nei quali riponeva una grande fiducia, soprattutto nei più umili, in quanto spesso non si rendono conto della loro importanza per la repubblica e per i futuri cittadini attivi e consapevoli che stanno formando.
Andrea Righi, Filippo Moratelli
Liceo Ariosto Ferrara
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.