Da sinistra: Paola Polito, Roberto Merlo e Igor Piumetti

A suo modo Ștefan Agopian è una delle testimonianze più rappresentative della Romania del regime di Ceaușescu. Egli è un autore culto della letteratura romena del dopoguerra, poichè ha colpito l’immaginario culturale dell’epoca  e ha influenzato molti scrittori a lui successivi. Infatti il suo romanzo “L’Almanacco degli Accidenti”, tradotto da Paola Polito, è uno dei rari casi sfuggiti alla censura del partito; lo scrittore è riuscito in questa impresa inserendo tra le pagine numerosi e dettagliati episodi erotici che hanno funzionato da diversivi per occultare i riferimenti politici. Inoltre Agopian non ha seguito una gerarchia tra gli eventi, in modo che a una prima lettura non si notassero i chiari rimandi al governo dittatoriale. Il libro è diviso in 4 racconti che, nonostante la loro brevità, sono elaborati con una scrittura studiata e sono collegati tra loro per formare un’unica storia. Il romanzo è inoltre ricco di allegorie a riguardo della situazione delle province romene sotto il controllo dei principi falarioti e viene inserito nel genere Picaresco, ovvero che narra le avventure degli anti-eroi provenienti da famiglie di basso ceto sociale. I due protagonisti sono dei miserabili cinici, vagamente simili al pensatore greco dell’età ellenistica Diogene, ovvero uomini che vivono in completa povertà discorrendo di temi importanti e filosofici. La narrazione è strutturata in maniera da sembrare proveniente dalla sfera dell’onirico, cioè attraverso il ricordo e il sogno. L’opera di Agopian ci dimostra che anche nel più duro dei regimi c’è spazio per la libertà d’espressione.

 

Di Lucia Caron e Francesco Dalle Rive del Liceo Classico Alfieri