Una guerra all’insegna dell’eccesso quella che inaugura il diciannovesimo secolo, e che rompe in maniera netta e definitiva con la “Belle Epoque”, come il maestoso transatlantico del Titanic si incaglia nell’iceberg. La Prima Guerra Mondiale, infatti, si configura come il primo conflitto di massa dell’umanità, avendo registrato 9 milioni di morti e circa 30 milioni di feriti, che vede affermarsi per la prima volta in assoluto nuovi mezzi di comunicazione e, al termine della quale i grandi imperi spariscono, lasciando il posto a nuove unità nazionali.

È, però, in mezzo al sangue, alle sparatorie e ai primi bombardamenti che all’interno delle trincee si crea uno spirito comune: la “meglio gioventù” arruolata di ciascun Paese scopre di provare gli stessi sentimenti. Una grande ebbrezza iniziale, l’amore per una guerra vista come l’unico mezzo per risvegliare la popolazione europea, il fascino per il pericolo e l’ossessione per la modernità si trasformano presto in strumenti di morte, che non risparmieranno la vita di nessuno.

I soldati si scoprono impotenti rispetto agli ordini che vengono loro impartiti e rispetto ai quali non sanno opporsi, nonostante la consapevolezza dell’ingiustizia e dell’orrore dell’omicidio di un simile. “Perchè esiste un comandamento intrinseco all’uomo, che non gli consente di uccidere un altro uomo.”

Non c’è nulla di naturale nella violenza.

 Denise Turazzi e Linda Pincelli- Liceo Classico L.Ariosto, Ferrara