Ma che cosa ci fa qui Loredana Lipperini? Come ha fatto, dai suoi libri di saggsitica e dalle trasmissioni alla radio ad arrivare qui, al Salone del Libro, come scrittrice di libri per ragazzi?
Questa è la prima domanda che Eros Miari pone a Loredana Lipperini, in occasione della presentazione de Il quaderno quadrone. PUPA. L’autrice spiega come la narrativa sia sempre stata parallela ai suoi interessi di scrittrice e come l’occasione di scrivere un libro del genere le si sia presentata appena pochi mesi fa quando, su facebook, ha conosciuto Massimo De Nardo, delle edizioni Rrose Selavy. La proposta di scrivere un racconto per la nuova collana “Il Quaderno quadrone” è stata immediata e altrettanto immediata è stata la risposta affermativa della Lipperini, nonostante fino ad allora si fosse dedicata solo a libri di saggistica.
Pupa, dice Loredana, è il nome con cui è sempre stata chiamata sua madre, ora novantenne. Nell’anziana e anticonformista protagonista del libro, si ritrovano aspetti della vita di sua madre e del rapporto che lei ha con la nipote, basato sul rispetto e sulla stima reciproca, ma anche sull’importanza e il potere delle storie raccontate dalla nonna.
Gli eventi narrati, come la malattia di Pupa e i bombardamenti ai quali è scampata più volte, sono tutti realmente accaduti, ma per adattare il libro alla fascia d’età a cui è rivolto, dai 9-10 anni, ha deciso di inserire elementi fantastici che addolcissero la realtà, come la storia del Jinn, un demone del fuoco che ricorda il genio della lampada nella tradizione asiatica.
Aprendo il dibattito con il pubblico l’autrice ha esposto poi le sue considerazioni personali sulla vecchiaia e sul futuro che descrive nel libro, e che appare pericolosamente troppo prossimo al nostro. Racconta infatti come in Cina esista già un lavoro simile a quello dei Nipoti Sostituti: bambini istruiti apposta per l’assistenza agli anziani. La vecchiaia per Loredana Lipperini è la nostra memoria, la memoria di Paese, che però sta svanendo. Gli anziani tuttavia non devono limitarsi e resistere e sopravvivere in funzione di questa memoria, ma imparare combattere e vivere la propria vecchiaia come ogni altro periodo della vita. E per combattere le generazioni di mezzo, che per la loro fretta tendono a sottovalutare l’importanza della Felicità e dell’Amore, un modo può essere proprio quello di Pupa: raccontare storie che risveglino curiosità e interesse nel prossimo.
La bellezza di questo libro sta anche nell’equilibrio tra parole e immagini. Paolo D’ Altan, l’illustratore, spiega come abbia iniziato ad abbozzare i primi disegni appena letto il testo: si è fatto catturare ed ispirare subito dalla storia, confrontandosi solo in un secondo momento con l’autrice che, a sua volta, si era già innamorata dei personaggi nati dalla fantasia di D’Altan.
L’autrice conclude l’incontro regalando agli ascoltatori una semplice, ma fondamentale lezione di vita: se sua madre, sopravvissuta a quasi due guerre, al tifo, ai bombardamenti a Bengasi è riuscita, nonostante tutto, ad andare avanti senza far pesare ai propri figli il suo passato, allora tutti dovremmo essere in grado di vivere la nostra vita con Felicità e Amore.
Martina Atzeni, Scuola Secondaria di Primo Grado Caduti di Cefalonia, Torino
Sara Tavella, tutor Fuorilegge, Liceo Copernico, Torino
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