La propria lingua e la natura sono per Sepùlveda elemenelementi essenziali dalla sua esistenza. Ciò che lui é stato e ha fatto lo ha caratterizzato sia come persona che come scrittore. Questi aspetti fondamentali sono stati sintetizzati in tre proiezioni nell’ evento intitolato  “Sur” nella serata dell’11 marzo al convento di San Francesco, in occasione del Dedica Festival 2015.

Dopo una breve presentazione di Bruno Arpaia, é iniziata la visione del primo cortometraggio. Una serie di fotografie realizzate da Daniel Mordzimski, sulle melodie “Oblivion” di Astor Piazzola, illustrano i paesaggi mozzafiato e gli abitanti dell’amata Patagonia, sua patria naturale. La serie di immagini ha avuto il compito di introdurre la serata sottolinenado l’importanza della regione per lo scrittore cileno.
E’ seguito un documentario autobiografico della regista Sylvie Deleule. Il film approfondisce il rapporto con il sud del mondo, i suoi ideali politici, i suoi travagli amorosi e i suoi ricordi. Una storia che inizia a Santiago, città che critica per il suo aspetto moderno, raccontando la sua adolescenza come guardia personale del presidente Allende nella GAP. Poi la fine di quel periodo, l’11 settembre 1973, con l’inizo della dittatura di Pinochet, giorno che lui definisce “Fine della mia giovinezza”. Ricordi strazianti per Sepulveda, il quale peró ci tiene ad annoverarli assieme agli amici di partito. Seguono gli anni dell’esilio trascorsi in Amazzonia con la popolazione degli shuar. Un’avventura che gli ha regalato intense emozioni, tanto da ispirarlo nella stesura di un libro: “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, dove Sepùlveda stesso si identifica con il protagonista. Seguono i dieci anni ad Amburgo, il porto più bello della sua vita. Ora vive in Spagna, con l’attuale moglie conducendo una vita semplice e serena, ribadendo che la sua patria è la propria lingua madre.
Lo scrittore mostra anche il suo l’impegno ambientale con la realizzazione del documentario “Corazón Verde”, una denuncia alla costruzione di una fabbrica di alluminio e di una centrale idroelettrica nel bel mezzo della Patagonia. Il filamto, girato assieme a Diego Meza, da voce ai pescatori, ai bambini, agli anziani e mostra l’indignazione degli abitanti trattati senza giustizia. Il ministro dell’economia non da peso all’identità della popolazione,ribadendo che un abitante per kilometro quadrato é irrilevante in termini economici. Nessuno potrà mai cancellare la loro identità culturale e Sepúlveda lo simboleggia accostando le impronte delle mani dei nativi di 5000 anni fa con le mani degli attuali abitanti. Il documentario ha avuto un importanza rilevante e un notevole successo tanto da evitare il disastro ecologico della costruzione della fabbrica e da essere presentato alla 59° mostra del cinema di Venezia.
Una serata dove lo spettatore ha potuto scoprire la vita, i segreti e le rivelazioni di un uomo che non smette di emozionare con le sue storie e i suoi racconti segnati da un passato di gloria e di dolore.

Alberto Calabretto, Guido Da Re, Sara Gurizzan. Liceo M. Grigoletti, Pordenone.