All’Imbarcadero 1 del Castello, oggi è stato presentato il documentario sonoro dal vivo Questo mare è di piombo. Sormontati dagli archi a botte nella sala sotterranea del Castello Estense, gli ospiti vengono fatti accomodare e, solo a luce spenta, tutto può cominciare. Le voci di Andrea Cocco, Marzia Coronati e Marco Stefanelli raccontano, aiutandosi con alcune interviste, la storia del filo spinato, dalla sua invenzione come recinzione che nessun animale era capace di superare, a recinzione che nessun essere umano è in grado di affrontare. Il filo spinato divide ciò che deve vivere da ciò che deve morire.

Tre storie si intrecciano, tutte collegate dalla voglia di superare le frontiere che si costruiscono per allontanare gli uomini, gli uni dagli altri. La prima vicenda inizia a Melilla, 13 km² d’Europa in terra d’Africa, un possedimento spagnolo in Marocco, un oasi di vita in mezzo al deserto. Molte sono le spedizioni, affrontate dagli uomini, per saltare il muro spinato che li separa dalla città agognata e, arrivati, alcuni si feriscono da soli per evitare di essere espulsi. A volte le espulsioni non sono regolari: molti profughi sono ricacciati in Marocco dalle guardie civili senza passare dai commissariati. 

L’altra storia affrontata é quella del confine meridionale fra Tunisia e Libia. Qui, nel deserto sperduto, l’UNHCR, ovvero l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, aveva istituito, durante il periodo della Primavera Araba, un centro di accoglienza per i cittadini libici che scappavano dalla guerra. Nel giugno 2013 questo centro è stato chiuso ma le persone sono rimaste. Nel centro mancano aiuti sanitari, condizioni igieniche accettabili e posti letto, l’unica via di fuga è Lampedusa, o la morte.

Ascoltando le parole dei migranti si capisce come anche un barlume di libertà sia difficile da raggiungere. Chi parte sui barconi non è sicuro di arrivare a terra, i capitani sono scelti casualmente, pagati solo perché sanno far partire le imbarcazioni. Nell’ultima storia gli uomini sono prigionieri di una nave rotta in mezzo al mare, l’acqua è terminata e rimane solo pregare. Salvati da un peschereccio sono ricondotti a casa.

Le zone di frontiera sono luoghi dove i diritti umani non esistono, queste sono zone senza legge e senza trattati internazionali, semplici zone di guerra.

Beatrice Rossini redazione Alfieri

Letizia Ninfali redazione Ariosto